Crescono il patrimonio e gli iscritti alle casse previdenziali dei liberi professionisti, sale l’età media con la percentuale di over 60 più che raddoppiata negli ultimi 20 anni ma non mancano i giovani.
A fare il punto è il XIV Rapporto sulla previdenza privata 2024, realizzato dal centro studi dell’Associazione degli Enti Previdenziali Privati (AdEPP), accompagnato da un sondaggio che individua caratteristiche, prospettive e richieste dei nuovi iscritti.
I dati del rapporto annuale AdEPP
Il patrimonio aggregato degli enti previdenziali italiani a fine 2023 era pari a 114,1 miliardi di euro, con una crescita media annua negli ultimi 10 anni del 5,7%. Gli investimenti si concentrano per il 29% in fondi mobiliari, seguiti da altri fondi di investimento (23,7%) e titoli di Stato (16,8%), con una riduzione della quota di investimenti immobiliari a favore di maggiore flessibilità e liquidità.
Questo trend prosegue da dieci anni: fra il 2013 e il 2023 i fondi mobiliari sono cresciuti del 300%, gli investimenti in azioni del 135%, mentre si sono ridotti de 70% quelli immobiliari.
Le entrate contributive ammontano a quasi 13 miliardi di euro, mezzo milione di prestazioni erogate, 212 milioni di euro messi in campo per il welfare integrato. Il numero degli iscritti è in crescita del 20,89%, passando da 1,125 milioni nel 2007 a 1,36 milioni nel 2023, ma sono aumentati anche i pensionati attivi che continuano a contribuire al sistema. Alcune casse registrano percentuali superiori al 50% di pensionati che continuano a lavorare.
Sale l’età media, aumentano le donne
L’andamento demografico nazionale si riflette nella composizione degli iscritti alle casse Adepp, che contano una percentuale di over 60 quasi raddoppiata in 19 anni. Cresce anche il numero delle donne, dal 30% nel 2007 al 41% nel 2023, con un aumento costante non riscontrato in altre categorie lavorative, dove la componente femminile rimane stabile. Fra gli scritti over 40 le donne rappresentano il 54%, ma questa percentuale scende al 36% nella fascia 50-60 anni, diminuendo ulteriormente con l’aumentare dell’età.
L’andamento dei redditi
I redditi dei liberi professionisti sono calati sempre negli ultimi 19 anni, con una riduzione stimata all’8,3%, sono più bassi nelle Regioni del Sud, -46%, c’è un gap del 19% anche tra Centro e Nord, la disparità di genere persiste in tutte le macro-aree geografiche. Sotto i 30 anni il reddito medio è di 14mila 622 euro, i 50-60enni guadagnano circa il quadruplo.
Il sondaggio fra i giovani
E veniamo ai giovani, sui quali come detto è stato realizzato un sondaggio specifico. L’esercizio della libera professione è nella maggior parte dei casi una scelta, con diverse motivazioni. Nel 40-50% dei casi per soddisfare un desiderio di autonomia e indipendenza, in alcune categorie come i commercialisti molti sono attirati dalle prospettive di guadagno.
Ci sono poi alcune categorie, come i biologi, per i quali la scelta è spesso stata quasi obbligata per la mancanza di adeguate offerte di lavoro alternative. Fra i giornalisti, invece, in larga maggioranza la spinta verso la libera professione è arrivata dal contesto sociale o dalle conoscenze personali.
La tendenza a lavorare aggregandosi, per esempio in uno studio o in una società fra professionisti, è molto scarsa in alcune professioni e più frequente invece in altre. Fra queste ultime, medici, commercialisti, architetti e ingegneri, mentre la tendenza è molto poco gettonata fra farmacisti, giornalisti, veterinari e notai.
E’ diffusa la percezione dell’utilità della pratica professionale e del long-life learning. I giovani non sono particolarmente preoccupati della sostituzione uomo-macchina, o uomo-software, abilitata dalle nuove tecnologie. Anche su questo si notano differenziazioni fra le diverse categorie, per esempio medici e veterinari vedono pochi rischi, mentre manifestano maggiori dubbi notai, ragionieri e giornalisti.