L’Expo chiede il coinvolgimento delle aziende, che vista la crisi sono prudenti ma ci credono ancora. Agli Stati Generali organizzati al Teatro Dal Verme il 17 e 18 luglio, gli organizzatori si sono rivolti ai massimi esponenti del mondo della cultura, delle associazioni, del territorio, ai giovani, ai cittadini. Ma, è bene ricordarlo, anche alle imprese. La Camera di Commercio di Milano ha però presentato un’indagine da cui emerge che le aspettative di fatturato da qui all’Esposizione Universale del 2015 si sono ridotte, a causa della recessione.
Vicente Gonzalez Loscertales, segretario generale del Bie (Bureau International des Expositions), ha ricordato che «per le imprese, questa è un’opportunità per sviluppare una cultura del consumo consapevole». Un approccio che «aiuterà le persone ad apprezzare gli investimenti nella ricerca, nella produzione, nella distribuzione e nel marketing dei prodotti» e a «capire meglio che le aziende sono coinvolte nel dare contributi pratici alla soluzione dei problemi e delle sfide globali». Dunque, il settore privato è uno dei player chiave in una manifestazione dedicata al tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita” che «non deve essere solo la vetrina di quello che già c’è, ma una visione».
«Questa sarà la prima Expo del XXI secolo», ha sottolineato l’amministratore delegato di Expo 2015 spa, Lucio Stanca, che ha così sintetizzato la filosofia di base dell’evento: «sarà un’esperienza e un percorso culturale insieme. Non più una fiera, ma un laboratorio importante non solo per i sei mesi di esposizione, ma che continuerà dopo. Il metro da usare per giudicare l’Expo è quel che lasceremo dopo il 31 ottobre 2015». Lo sforzo è quello di comporre il mosaico rappresentato dalle diverse componenti della società civile, tutte chiamate a dare il proprio contributo di idee. A questo sono serviti gli Stati Generali, che verranno replicati nei prossimi anni e che lasciano in eredità un sito internet a disposizione di chi vuole continuare a partecipare.
Altro aspetto da non sottovalutare, e che riguarda il mondo del business: «contare sulla cooperazione internazionale, e sulla partecipazione di tutti, soprattutto delle imprese private», ha sottolineato Stanca.
Resta il fatto che, secondo l’indagine della Camera di Commercio fra le società milanesi, a causa della recessione le aspettative di aumento del fatturato da qui al 2015 si ridurranno di dieci miliardi complessivi, passando da 44 a 34 miliardi di euro. In generale, si ritiene che sia ancora troppo presto per vedere i benefici dell’Expo. Per ora, il sentimento diffuso è che l’Esposizione Universale potrà ridurre solo di un decimo gli effetti della crisi.Un’impresa su quattro si aspetta un impatto positivo sul giro d’affari in modo passivo, meno di una su dieci si mostra pronta ad agire. Di queste, il 21% vorrebbe concorrere alle opere infrastrutturali come fornitore, l’11% proporre prodotti e servizi mirati, il 32% approfitterà per ristrutturare la sede.
«La crisi – commenta Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio – fa sentire il suo peso ma nonostante tutto il mondo delle imprese è ancora disposto a credere all’Expo». Molto importante «un maggiore coinvolgimento delle piccole e medie imprese che altrimenti rischiano di percepire l’Expo come un evento passivo». Per questo a settembre saranno organizzati gli Stati Generali delle piccole e medie imprese.