Vita di rendita o far rendere la vita

di Fabrizio Pestarino

24 Settembre 2009 09:00

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Utilizzare una rendita quale sussistenza di vita può sembrare un sogno per pochi. In realtà, per alimentare le determinanti della felicità non c'è solo l'aspetto puramente economico

Non è un delitto pensare in una certa fase della vita di poter stravolgere il paradigma classico reddito=sussistenza e valutare alternative che soddisfino più la sonnecchiante possibilità di potersi finalmente occupare della realizzazione delle proprie ambizioni senza produrre le sospirate “entrate” alternative.

Di fatto, le società più progredite si stanno dinamicamente portando verso l’esercizio della rendita “sulla persona” come principio di sussistenza anche grazie al suo costante invecchiamento. Nel Nord Europa è pratica comune e dove non così eticamente riprovevole dedicarsi ad attività non reddito-centriche (hobbies, viaggi, impegno sociale). Il pensare che la rendita perchè sia tale debba essere figlia di una situazione patrimoniale adeguata non è sempre determinante rivedendo nella giusta ottica le nuove opportunità se ne desume un accettabile bilancio complessivo anche vivendo leggermente sotto i propri mezzi, ma dando risalto ad aspetti intangibili come benessere, serenità, soddisfazione sociale si riposiziona il baricentro della propria qualità della vita e il ROI personale può essere riconsiderato sotto una nuova luce.

Il rallentamento drastico dell’economia pone l’attenzione sulla necessità di diversificare gli impegni nella propria vita, vuoi per riempire potenziali “tempi morti” forzati da un ristagno dell’impegno lavorativo, così come il dover pensare ad una migliore ridistribuzione delle risorse che garantisca un futuro che a detta di tutti “non sarà più come prima…” .

Ecco allora farsi avanti nuovi termini su cui rivalutare la qualità della vita:

  • Grado di controllo percepito della propria vita attuale e futura inteso come capacità di poter decidere su di sè e il senso di indipendenza che se ne ricava: proattività verso ciò che attualmente ci condiziona: sicuramente Il tempo è comunque la risorsa scarsa e neanche un reddito “compiacente” può spesso metterlo in discussione; il dare una priorità agli impegni implica una scelta forzata riconosciouta come perdita del controllo sulla propria vita.
  • Impegno partecipativo e relazionale, come esercizio e raccolta di condivisione quindi di realizzazione degli obiettivi sociali congeniti allo spirito puro della natura umana (il successo dei network sociali non sono un caso).
  • Sviluppo e applicazione delle attitudini recondite e irrazionali: potenziale inespresso da esplicitare e tesaurizzare rendendo sempre più labile il confine tra hobbies e attività lavorative remunerative.
  • Miglioramento della misura dei risultati raggiunti in base al rapporto ricavo/impegno profuso: Il parametrizzare il grado di raggiungimento degli obiettivi personali non è solo uno strumento aziendale di follow-up meritocratico.