Ibrido, ovvero qualcosa di eterogeneo, costituito da elementi di natura diversa. Proprio questo sono le obbligazioni ibride che si presentano come uno strumento con caratteristiche a metà tra le obbligazioni e le azioni, tra il debito e il capitale di rischio: più rischiose rispetto alla obbligazioni tradizionali, ma anche più redditizie.
È questo l’aspetto saliente che contraddistingue questi bond (obbligazioni) che, nella pratica, non si presentano con caratteristiche molto standardizzate.
Vediamo perché tali titoli sono più rischiosi rispetto alle azioni. Innanzitutto, in caso di liquidazione della società, essi vengono rimborsati solo dopo le altre obbligazioni, ma comunque prima di procedere al rimborso delle azioni. A differenza delle normali obbligazioni, è possibile che una o più cedole, non vengano pagate nel caso si verifichino determinati eventi come nell’ipotesi in cui la società abbia subito una perdita. Il pagamento della cedola può essere anche semplicemente sospeso ed effettuato in un momento successivo.
Nonostante i possessori di obbligazioni ibride si assumono maggiori rischi rispetto agli altri obbligazionisti, essi non hanno alcuna possibilità di partecipare alle decisioni relative alla gestione dell’impresa, non avendo alcun diritto di voto nelle assemblee degli azionisti.
Solitamente i bond ibridi hanno una durata elevata che supera il decennio e in alcuni casi coincide con l’intera vita dell’azienda, proprio come accade per le azioni. Tuttavia la società emittente ha, in genere, la possibilità di rimborsare il prestito anticipatamente. Qualora tale facoltà non venga esercitata è contemplato un aumento della cedola.
Le obbligazioni ibride sono solitamente acquistate da investitori istituzionali quali, ad esempio, istituti di credito, società assicurative, holding finanziarie. Una società può essere interessata all’emissione di questi strumenti per varie ragioni. La prima è che la proprietà dell’azienda non cambia. Se venissero emesse delle azioni, i soci di maggioranza dovrebbero comprare nuovi titoli per non perdere il controllo della società, rischio che non si corre con l’emissione di obbligazioni. L’emissione di nuove azioni, inoltre, se non accompagnata da una adeguata crescita dell’utile dell’esercizio, finirebbe con il comportare una riduzione del dividendo unitario spettante a ciascun azione: e anche questo rischio non si corre emettendo bond ibridi.
Ma l’aspetto forse più interessante per la società è che l’emissione di obbligazioni ibride non peggiora il suo indebitamento o per lo meno non allo stesso modo delle normali obbligazioni. Basti pensare che se le obbligazioni ibride sono perpetue non debbono essere rimborsate e che il pagamento della cedola può anche essere differito o addirittura non effettuato.
Secondo Moody’s gli ibridi sono da considerarsi al 75% azioni e al 25% obbligazioni. Dunque, un’azienda che emette bond ibridi per 100, ai fini dei calcoli dei rating, risulta indebitata per 25, mentre se avesse emesso normali obbligazioni risulterebbe indebitata per 100.