Verso la consulenza finanziaria indipendente

di Rosalba Mancuso

12 Marzo 2010 13:30

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A due anni dagli scandali finanziari che hanno portato alle tragiche conseguenze economiche, i manager non rinunciano ad investire, ma tentano di farlo con la massima prudenza, affidandosi a consulenti esperti che sappiano indirizzare i loro risparmi

Dopo l’autunno nero della finanza mondiale, il mondo delle banche e dei grandi investimenti spaventa anche i manager più ricchi. E non poteva essere altrimenti, visto che le operazioni speculative e spregiudicate degli habituè delle Borse hanno portato alla polverizzazione di miliardi di dollari di patrimoni.

A due anni dagli scandali finanziari che hanno portato alle tragiche conseguenze economiche, i manager non rinunciano certo ad investire, ma tentano di farlo con la massima prudenza ed affidandosi a consulenti esperti che sappiano indirizzare i loro risparmi verso “scelte” sicure e con soddisfacenti margini di redditività.

Questi “maghi” della finanza, molto ricercati dai dirigenti dei settori economici più pagati, si chiamano semplicemente consulenti finanziari indipendenti. Si tratta di figure professionali simili per formazione e cultura al promotore finanziario che promuove i prodotti della banca che rappresenta. 

La consulenza finanziaria indipendente è stata introdotta nel 2004 dalla direttiva europea Mifid ed è stata recepita in Italia solo tre anni dopo. La differenze tra il consulente finanziario indipendente ed i promotore omonimo, a prima vista, non si vedono, ma ci sono e noi le sveliamo in questo articolo.

Il promotore finanziario opera come agente della banca mandante, spesso anche come dipendente e promuove presso il cliente i prodotti della sua banca. Il consulente finanziario indipendente, è una figura molto diffusa nel mondo anglosassone. Non dipende da nessun istituto bancario e viene detto anche consulente a parcella o “fee only”. Il promotore viene pagato dalla banca che rappresenta, con una provvigione o con uno stipendio, mentre il suo diretto competitor, (il consulente) viene pagato dal cliente, nel nostro caso dal manager che intende conoscere nuove opportunità di investimento.

Il consulente non vende nulla, rispetto al promotore, ma si limita a consigliare e suggerire al cliente gli investimenti migliori su cui puntare. Al manager poco esperto di investimenti ( ma non ci crediamo) il prodotto consigliato dal promotore potrebbe sembrare simile a quello consigliato dal consulente, ma non è così. Il ventaglio di proposte del primo riguarda la banca per cui lavora, mentre le proposte o meglio, i consigli del secondo, riguardano diversi prodotti finanziari, con differenti caratteristiche e diversi margini di redditività.

Ad attirare i manager dai portafogli “milionari” verso i servizi di consulenza finanziaria indipendente, è proprio l’autonomia di cui godono i suoi operatori, non dipendendo da nessuna banca, non rischiano la tentazione di incappare nel famigerato “conflitto di interessi”, cioè proporre i prodotti della banca per il solo scopo di guadagnarsi la provvigione. Anche se i promotori devono attenersi a precise regole deontologiche, nel rispetto del cliente e della banca mandante, i manager preferiscono andare sul sicuro, preferendo pagare di tasca propria un consulente indipendente, piuttosto che scegliere, gratis, un promotore che lavora in esclusiva con un istituto bancario.