Hanno suscitato un certo clamore le critiche di Pimco (Pacific Investment Management Company), una delle più importanti società di gestione obbligazionaria al mondo, alle agenzie di rating.
Bill Gross, Managing Director di Pimco e miglior gestore obbligazionario del decennio 2000-2010 secondo Morningstar, ha sparato a zero contro le tre sorelle «per destituirle dal loro attuale ruolo».
Le agenzie di rating internazionali valutano, in base a certi criteri, la capacità di un’azienda di tener fede agli impegni assunti a fronte di un capitale preso a prestito. L’attribuzione dei coefficienti di solvibilità si applica anche ai titoli del debito pubblico. Per il mercato internazionale fino a qualche tempo fa i ratings pubblicati periodicamente da Moody’s, Standard & Poor o Fitch rappresentavano un riferimento imprescindibile dell’affidabilità creditizia di un ente.
Tuttavia, la correttezza della loro attività è stata compromessa da giudizi che si sono rivelati non imparziali o scarsamente credibili. Enrico Cucchiani, membro del Board of Management di Allianz SE, nella prefazione al best seller del CEO di Pimco, Mohamed El-Erian, “Mercati in collisione” include la scarsa attendibilità delle agenzie di rating nel novero delle cause della crisi economica mondiale. Una crisi che secondo l’analisi di Pimco colpisce un sistema nel suo complesso, costituendo un punto di svolta del processo globale talché la situazione internazionale non tornerà più ad essere la stessa.
Per il colosso americano, in grado di gestire un patrimonio di oltre 700 miliardi di dollari, l’era del leveraging forsennato e sregolato è definitivamente tramontata. Troppi sono stati gli eccessi dell’economia a debito. Banche, industrie e famiglie dovranno abituarsi ad una “nuova normalità” fatta di minore leva finanziaria e creditizia con più regolazione e risparmio, maggiore incertezza, meno tutela sociale e consumismo.
Nell’Investment Outlook del febbraio 2010 Bill Gross parla di «perversità del capitalismo all’americana dell’ultimo trentennio» caratterizzato dalla smania di farsi prestare denaro, di cavalcare a più non posso il desiderio di ricorrere ai soldi per risolvere la crisi di indebitamento, creando altro debito. Questa tendenza vale oggi soprattutto per gli Stati a fronte di un mercato privato in pieno deleveraging. I paesi più esposti e più vulnerabili sono quelli che rientrano nel “cerchio di fuoco”, rappresentazione suggestiva indicante un debito pubblico in crescita esponenziale intorno al 90% del PIL.
Sono messi male i conti di Francia, Giappone, Irlanda, Spagna, Usa, Grecia, Italia e Gran Bretagna, quest’ultima per gli investitori da evitare assolutamente «con i suoi Gilts (titoli di Stato inglesi) mollemente adagiati sulla nitroglicerina». Nelle strategie d’investimento meglio prendere in considerazione le economie emergenti, il Brasile per esempio, o gli stati della Core Europe come la Germania ma soprattutto il consiglio di Pimco è agire con buon senso e “prestare con prudenza”.