Eni ha diramato gli ultimi risultati relativi all’andamento delle proprie scoperte di risorse energetiche. Risultati che confermano lo straordinario dinamismo delle attività di ricerca della compagnia italiana, visto e considerato che dal 2008 al termine del primo semestre del 2012 la società è riuscita a scoprire risorse pari a 6 miliardi di barili, pari al doppio della media del settore.
La conferma delle stime è avvenuta nel corso del recente Upstream Seminar londinese, da parte del direttore generale della divisione Exploration & Production di Eni, Claudio Descalzi, che ha colto l’occasione per illustrare l’ulteriore strategia di sviluppo nel settore del gruppo italiana, che poggia ancora oggi su sette grandi hub internazionali: Venezuela, Nord Africa, Africa sub-sahariana, Mar di Barents, Yamal, Kazakhstan, Far East.
Eni ha altresì confermato il target di crescita degli idrocarburi, per un ritmo di incremento superiore al 3% annuo dal 2012 al 2015, e del 3% annuo per il successivo periodo 2015 – 2022. Al 2022, se le stime dovessero rivelarsi realtà, la società italiana sarà in grado di produrre 1,3 milioni di boe/giorno.
Tra 2 anni, aggiunge la società nazionale degli idrocarburi, prenderà inoltre vita l’estrazione del primo gas dal giacimento venezuelano di Perla, mentre è prevista sempre nel 2014, ma sulla parte finale dell’esercizio, la decisione ultima sull’impiego nella Fase 2 del giacimento Junin. Ancora prima è previsto l’intervento sul campo petrolifero di Kashagan, in Kazakhstan, dove il consorzio internazionale che sviluppa il giacimento, di cui Eni è tutt’oggi operatore, prevede l’avvio dei processsi produttivi già a marzo del prossimo anno. Infine, per quanto concerne il mercato libico, Eni ha spiegato che i campi sono tornati interamente operativi dopo le turbolenze della “primavera araba”, e che la quota di produzione nel Paese è oggi pari a 240 mila barili equivalenti al giorno, per una percentuale pari al 70% della piena capacità.
Infine, Eni ha reso noto di essere in contatto con le principali compagnie petrolifere per lo sviluppo della macro area di Mamba, in Mozambico, con l’intenzione di scendere dall’attuale quota del 70% al 50 o al 40%, mantenendo tuttavia la conduzione delle operazioni.