L’appuntamento con Sergio Marchionne e il suo nuovo piano strategico per Fiat è fissato per il 30 ottobre. Intanto, grazie al quotidiano Il Messaggero, sono trapelate delle notizie su come sarà questa misura che prevede la costruzione di nuove vetture negli stabilimenti italiani, punterà all’export e riposizionerà il brand del Lingotto in un momento di forte crisi per il settore auto, che ha visto il mese di settembre con un calo europeo di vendite del 10,8% a livello complessivo, con Fiat che perde il 18,5% in Europa e il 25,7% in Italia.
La prima novità riguarda 2 nuovi crossover: la Fiat 500X e l’analogo modello con il marchio Jeep, destianto soprattutto verso il mercato nordamericano. Queste due vetture – o mini suv, come vengono chiamati – saranno prodotte in un plant italiano, che potrebbe essere quello di Melfi dove già vengono assemblate le auto di categoria B come la nuova Fiat Punto.
Fra i nuovi modelli previsti da Sergio Marchionne c’è anche la costruzione di una ipotetica piccola vettura ibrida come la piccola nuova Topolino e la Chrysler 100, presentata a Las Vegas il mese scorso. Se queste 2 auto potrebbero (il condizionale è ancora d’obbligo) essere assemblate a Mirafiori e a Cassino.
Un altro elemento chiave della strategia del manager italo-canadese è l’incremento dell’export anche considerando il fatto che se l’Europa – come detto – mostra segni negativi in quanto a nuove immatricolazioni, il nord America, il Brasile e la Cina stanno andando bene e permettono all’azienda fondata dalla famiglia Agnelli (soprattutto i primi 2) di restare a galla e di fare utili. Ma non saranno solo i veicoli a essere esportati: Marchionne prevede che anche di puntare sulla produzione in Italia e sulla vendita all’estero di componenti auto, motori in primis, sui quali il marchio Fiat è ben posizionato.
Un cambiamento di rotta, infine, per il brand Fiat che in Europa gode ancora di una fama e di un posizionamento troppo debole. L’obiettivo finale, comunque, è di compensare l’emorragia di fatturato e di vendite derivanti dal vecchio continente dove quasi tutti i costruttori – soprattutto quelli italiani e francesi – perdono denaro.