Alla fine Sea non si quoterà più alla Borsa di Milano. La notizia è stata resa nota direttamente dalla società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e di Linate, che ha annunciato tramite un comunicato di aver ritirato la richiesta di ammissione a Piazza Affari per mancanza di investitori e risparmiatori interessati ad acquistare le azioni: solo il 40% di queste erano state prenotate.
Una doccia fredda soprattutto per il comune di Milano – proprietario del 54,8% delle quote – che puntava alla collacazione al listino per ricavare denaro fresco da investire in opere pubbliche in città, alla luce della stretta “creditizia” che ha colpito i comuni italiani in seguito alla forte limitazione dei trasferimenti da parte dello Stato centrale agli enti locali.
Le banche che erano state incaricate dal comune e dalla provincia (altro ente proprietario delle azioni) di cercare investitori hanno trovato un numero di sottoscrittori non sufficiente per dare il via allo sbarco nel listino borsistico.
L’unico che dalla mancata quotazione trae un sospiro di sollievo è il socio privato F2i di Vito Gamberale, proprietario del 29,7% delle azioni della Sea e che avrebbe rischiato un danno patrimoniale derivante, da un lato dal fatto che la sua quota sarebbe stata diluita e dall’altro che aveva pagato tali azioni circa il doppio di quelle che avrebbero pagato i sottoscrittori in una ipotetica quotazione a Piazza Affari.
I motivi del flop? C’è chi sostiene che il prezzo fosse troppo alto: dai 3,2 ai 4,3 euro per azioni significavano una valorizzazione compresa tra 800 milioni e 1,075 miliardi di euro. Intanto, è iniziato un giro di accuse che vedevano coinvolti da un lato comune di Milano e Sea e dall’altro F2i, che avrebbe fatto una turbativa d’asta che avrebbe scoraggiato gli investitori. Dato che questo sarebbe un reato penale, è possibile che la magistratura apra un’inchiesta per verificare se ci sono dei responsabili.
Giuseppe Bonomi, numero uno della società aeroportuale, si appresta a presentare un esposto alla Consob – la società di vigilanza della Borsa di Piazza Affari – perché ritiene che siano state divulgate informazioni false e tendenziose con il solo scopo di alterare il prezzo delle azioni. Ma in ballo c’è anche una causa civile, che il comune di Milano e il suo sindaco Giuliano Pisapia vorrebbe intentare al socio privato F2i, il fondo di investimenti partecipato da diverse banche di livello nazionale e anche Cassa Depositi e Prestiti.