L’interesse nei confronti di modelli di sharing economy e crowdfunding cresce sempre più ma gli imprenditori che ne fanno utilizzo lamentano la mancanza di un vero e proprio ecosistema capace di far decollare questa realtà.
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Nel dettaglio due ricerche presentate qualche giorno fa ne mostrano lo stato dell’arte. Si tratta di Sharing economy: la mappatura delle piattaforme italiane 2015, curata da Collaboriamo.org, in partnership con Phd Italia, e coordinata da Marta Mainieri e Il crowdfunding in Italia. Report 2015: statistiche, piattaforme e trend, realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Tim e Starteed e coordinata da Ivana Pais, docente di sociologia economica dell’Università Cattolica.
Ciò che gli imprenditori chiedono sono maggiori finanziamenti (73% sharing, 50% crowdfunding), più cultura (73% crowdfunding; 47% sharing), partnership con aziende (50% sharing, 58% crowdfunding), piattaforme di sharing (16%) e più norme (29%).
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I tempi però appaiono maturi, come evidenziato dai numeri resi noti: le piattaforme italiane di economia collaborativa sono oggi 187 il numero complessivo, con una crescita del 35,5% rispetto allo scorso anno. Nel dettaglio 118 sono piattaforme di sharing e 69 quelle specializzate nel crowdfunding. Inoltre il giro d’affari arriva alla cifra di 56,8 milioni di euro, con un 85% in più rispetto allo scorso anno.
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I settori appaiono trasversali, a dimostrazione del fatto che si tratta di un modello applicabile in ogni contesto. Ma chi sono gli imprenditori votati all’economia collaborativa? Le ricerche ne indicano le caratteristiche: si tratta di uomini sotto i 40 anni, laureati in ambito economico ed ingegneristico. Presenti in minor misura le donna, circa il 32% per il crowdfunding e il 27% per la sharing economy.