Per le Pmi che prima della manovra finanziaria di luglio rientravano nel regime dei minimi, è stata chiesta al Governo l’esclusione dall’applicazione degli Studi di Settore dal deputato Gianluca Forcolin (Lega Nord). Obiettivo: non penalizzare i piccoli imprenditori, i commercianti e gli artigiani già tanto in difficoltà con la crisi e che fino a ieri erano esonerati dal gravoso adempimento.
Prima di luglio, infatti, potevano beneficiare del regime dei minimi le imprese che rientravano nella fascia contributiva limite (30mla euro di fatturato l’anno) con esonero dagli studi di settore.
Gli ex minimi sono oggi il 96% dei contribuenti che fino a pochi mesi potevano respirare grazie al regime dei contribuenti minimi. Oggi, tecnicamente il regime dei minimi non esiste più, sostituito da un “Regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità” destinato a meno del 5% dei precedenti beneficiari.
Forcolin dà voce alle aziende e ai liberi professionisti sottolineando come la loro esclusione dal regime di vantaggio previsto per i “nuovi” contribuenti minimi andrà a gravare sulle piccole attività, obbligandole anche a sottostare agli Studi di Settore, adempimento «vessatorio da parte dell’Agenzia delle Entrate»: in troppi saranno costretti a chiudere i battenti.
Ricordiamo che dal 2012 potranno usufruire dei vantaggi offerti dal “nuovo” regime dei minimi solo i giovani imprenditori e imprese di nuova costituzione (chi ha aperto dopo del 2008) per un massimo di 5 anni, o per i giovanissimi fino al compimento dei 35 anni d’età.
Teoricamente l’esclusione dal recinto dell’agevolazione – indipendentemente dal fatturato – nasce con l’obiettivo di favorire l’imprenditoria giovanile e le start up.
Di fatto, però, la diretta conseguenza è che i 500mila tra lavoratori autonomi, professionisti e piccoli esercenti che hanno dovuto dire addio al regime dei minimi subiranno un notevole aumento delle tasse a loro carico.
Per evitare aumenti troppo drastici il Fisco ha concesso alle imprese con un basso livello di ricavi (non superiore ai 30mila euro annui e con investimenti non oltre i 15mila euro nel triennio) un prelievo minore: il 20% dei redditi prodotti a cui va aggiunta l’esenzione dall’Irap e l’esonero dagli obblighi Iva. Ma la questione Studi di Settore rimane aperta.