Il Tesoro taglia le stime di crescita per l’Italia nel prossimo triennio, ma sottolinea: la manovra finanziaria garantirà comunque il pareggio di bilancio nel 2013. La revisione al ribasso del PIL è contenuta nella Nota di Aggiornamento al DEF appena approvata dal consiglio dei ministri. Il Documento di Economia e Finanza stabilisce anche che entro il 25 settembre sarà decisa la ripartizione fra i ministeri dei tagli previsti dalla manovra finanziaria e che il governo, intenzionato a spingere sulla crescita, anche sulla scia delle molteplici sollecitazioni ricevute in questo senso, procedendo con su quattro fronti: infrastrutture, liberalizzazioni, privatizzazioni, interventi per il Sud.
La revisione al ribasso delle nostre previsioni di crescita è l’ennesima in pochi giorni dopo quelle della Commissione europea, del Fmi e, internamente, della Confindustria, seguendo di pochi giorni il declassamento di Standard and Poor’s.
Ecco le cifre del governo: PIL 2011 a 0,7%, dal precedente 1,1%, per il 2012 a 0,6% (da 1,3%, praticamente un dimezzamento), per il 2013 a 0,9% (da 1,5) e per il 2014 a 1,2%. «Rispetto al DEF presentato ad aprile – si legge nel documento – si ipotizza una minore crescita cumulata sull’orizzonte previsivo pari a circa due punti percentuali. Fuori dall’Italia, nell’economia internazionale, si manifestano purtroppo analoghi andamenti negativi».
Ma, e questo è un passaggio fondamentale, «tenuto conto delle previsioni macroeconomiche aggiornate la manovra complessiva varata dal Governo è comunque coerente con il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013». Dunque, non si attendono nuove misure sui conti pubblici.
Invece il governo ha intenzione di puntare sulla crescita. Sono in corso una serie di incontri con le parti, e l’obiettivo è quello di arrivare a formulare un apposito decreto per lo sviluppo entro il 15 ottobre.
Infine, la ripartizione dei tagli, che sarà decisa, come detto entro il 25 settembre, con decreto della presidenza del consiglio. «Ciascun ministero potrà proporre la rimodulazione delle riduzioni previste dal decreto rimanendo comunque escluse le spese destinate al finanziamento del Fondo per il funzionamento delle università, alla ricerca e all’istruzione scolastica, il Fondo unico per lo spettacolo e le risorse per la manutenzione e la conservazione dei beni culturali. E’ ulteriormente esclusa la quota del Fondo per le aree sottoutilizzate destinata alla programmazione regionale». Il taglio ammonta a 7 miliardi nel 2012, 6 miliardi nel 2013 e 5 miliardi dal 2014, per effetto combinato delle due manovre di luglio e di agosto.