Manovra finanziaria 2011: confermate le novità su bonus e stock option, privatizzazioni, liberalizzazioni delle professioni e il taglio indistinto alle agevolazioni fiscali. Il maxi-emendamento presentato ieri dal governo in Senato arriva oggi alla Camera. In gioco ci sono 70 miliardi di euro.
Il governo ha presentato la manovra finanziaria 2011 ponendo la fiducia (arrivata con 161 voti a favore, 135 contrari e 3 astenuti) su un testo che prevede degli aggiustamenti sui Conti pubblici già a partire dall’anno in corso.
Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «è un miracolo» che maggioranza e opposizione siano arrivati ad un’accordo in tempi così stretti, ma «occorreranno in un futuro prossimo altre prove di coesione».
La necessità di arrivare ad un’approvazione rapida del decreto ha portato a nascondere i contenuti più impopolari, nel testo sarebbero contenute infatti misure che avrebbero fatto emergere in serata un certo malumore da parte delle opposizioni soprattutto per quanto riguarda i tagli lineari del 5% e del 20% delle agevolazioni fiscali nel 2013 e nel 2014, comprese le detrazioni sul lavoro.
Sul fronte degli ordini professionali sembra che la norma preveda l’abolizione dei soli ordini che prevedono un esame di Stato per l’iscrizione.
La base imponibile su bonus e stock option viene aumentata di un’aliquota addizionale del 10%, applicata all’intero importo che eccede la parte fissa della retribuzione (e non più alla quota che supera il suo triplo).
Per quanto riguarda la liberalizzazione dei servizi e delle professioni con lo scopo di dare nuovo impulso alla concorrenza sul mercato, il governo dovrà fornire entro sei mesi la lista dei settori da liberalizzare oppure no. Se così non dovesse essere scatterà in automatico la liberalizzazione per tutti i settori.
«La manovra – ha spiegato il ministro -dell’Economica Giulio Tremonti – contiene 16 nuove azioni per la crescita: dal credito per la ricerca ai contratti per la produttività, da processo civile, al turismo».
Tremonti ha poi lanciato un monito: «oggi in Europa c’è l’appuntamento con il destino: la salvezza non arriva dalla finanza ma dalla politica. Ma la politica non può fare errori», il paragone arriva immediato, «è come sul Titanic: non si salvano neanche i passeggeri in prima classe» e pertanto «serve una visione alta sul nostro futuro e la costruzione di una governance capace di guidare unitariamente e autorevolmente i 27 paesi verso un destino comune».
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