Le imprese, per far valere un proprio giudizio davanti ad un giudice, devono attendere in media 887 giorni per una sentenza di primo grado, 808 per quella in appello e 912 per l’eventuale giudizio in Cassazione. In totale sono spesi 2607 giorni, pari a oltre 7 anni.
È questo il quadro delineato durante il convegno “Una giustizia veloce per imprese e consumatori: l’arbitrato amministrato delle Camere di Commercio”, organizzato da Unioncamere e tenutosi oggi a Roma.
Nel corso dell’evento sono stati presentati i risultati della ricerca “Metodi alternativi di risoluzione delle controversie: un’analisi dei costi e benefici per le imprese”, condotta dal Centro Einaudi e dall’Università Bocconi di Milano, con l’utilizzo di un questionario rivolto ad un campione di mille imprese tra PMI e società quotate.
Secondo l’indagine, dunque, le imprese associano alla giustizia civile tempi lunghi, costi elevati e esiti incerti. In realtà, bocciano il sistema della giustizia civile, ma non ricorrono a risoluzioni alternative come l’arbitrato e la conciliazione, che richiederebbero tempi molto più brevi (rispettivamente 135 e 61 giorni).
«La crisi della giustizia civile si riflette negativamente sulla competitività delle imprese italiane e sull’economia del Paese perchè ci impone un costo aggiuntivo che i nostri concorrenti non hanno, e perchè esercita un fortissimo disincentivo ad investire per le aziende straniere», così ha commentato Andrea Mondello, Presidente di Unioncamere, aggiungendo che «la diffusione degli strumenti di giustizia alternativa come l’arbitrato e la conciliazione può essere la base di una nuova ‘educazione’ alla giustizia degli italiani».