Ancora polemiche su Google Books, messo sotto accusa non solo dagli editori USA per violazione di copyright. E a poco, infatti, è servito l’accordo da 125 milioni di dollari raggiunto con gli editori USA, al fine di sviluppare un meccanismo di registro a compensazione dei diritti d’autore sul materiale digitalizzato e messo online da Google nel suo servizio “Google Ricerca Libri”.
La bufera si è ora spostata in Europa, dove gli editori hanno levato gli scudi contro eventuali scappatoie e accordi ritenendo inaccettabile la soluzione americana nel territorio UE.
Non sono state infatti sufficienti le lettere inviate dalla casa di Mountain View a sedici gruppi editoriali europei, in cui si proponeva di lasciare parte della gestione del registro a partecipanti extra-USA e nella quale ci si impegnava a non inserire opere europee senza specifica atuorizzazione.
Di fatto, il rischio è quello di creare un monopolio sull’emergente mercato dei libri digitali e di permettere ad una società privata statunitense di regolamentare l’intero mercato mondiale.
In prima linea tra i detrattori dell’iniziativa Google si trova la Federazione Editori Europei (FEP) – composta da editori di 26 paesi – che ha proposto un modello di diffusione delle informazioni alternativo, tramite il progetto Arrow (Accessible Registries of Rights Information and Orphan Works) voluto dalla UE e coordinato dall’Associazione Italiana Editori (AIE).
Nel frattempo, la Commissione Europea si è espressa per voce di Viviane Reding, Commissario Europeo per la Società e i Media, e Charlie McCreevy, Commissario al Mercato che, pur confermando la piena volontà di rispettare i diritti di Copyright, evidenziano la necessità di aggiornare le normative nei confronti di questa nuova forma di diffusione di libri e pubblicazioni.