Sembra funzionare la normativa per lo smaltimento dei rifiuti elettronici (RAEE) sul territorio italiano. Nel 2008 sono stati raccolti oltre 65 milioni di kg tra apparecchi smantellati e hardware hi-tech in disuso.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale sui rifiuti elettronici edito dal Centro di Coordinamento RAEE.
Il D.lgs. 151 del 2005, che recepisce la Direttiva europea in materia, impone infatti severi obblighi per produttori, importatori e distributori. Entrato in vigore nel 2008, ha prodotto buoni risultati, mettendo in piedi un sistema virtuoso.
Filippo Bernocchi, delegato alle politiche ambientali dell’Associazione dei Comuni (ANCI), ha evidenziato come i centri di raccolta iscritti al Centro di coordinamento sono cresciuti significativamente: da 22 a 2785.
Regole puntuali nel rapporto tra Comuni e produttori, insieme all’istituzione di rimborsi e corrispettivi per compensare la gestione svolta nella fase di avvio di nuovi centri di raccolta, ha portato nel 2008 alla erogazione di 19 milioni di euro, mentre altri 2,5 milioni hanno permesso la realizzazione di nuovi centri di raccolta.
Tuttavia, il comportamento del Paese varia in funzione del territorio. Ad esempio la Lombardia raccoglie oltre 16.5 milioni di Kg, seguita da Veneto e Piemonte, rispettivamente con 9.3 e 7.7 milioni di Kg. Molto indietro le altre regioni tra le quali spicca la Toscana con 4.8 milioni.
Per quanto riguarda il mercato di pile e accumulatori, ricordiamo che dal 18 settembre 2009 – grazie alla proroga che ha rimandato la scadenza di giugno del D.Lgs. 188/2008 – scatta l’obbligo di iscrizione apposito Registro presso le Camere di Commercio, su incarico del Ministero dell’Ambiente. L’obettivo è dare infatti vita ad un meccanismo analogo a quello RAEE, con un sistema multiconsortile coordinato da un organismo centrale.