Ufficializzato ieri, dalla Commissione Europea, lo Small Business Act (SBA), insieme di principi volti a orientare le politiche per l’impresa in modo da tutelare in modo particoalre quelle di piccole e medie dimensioni.
L’idea è di rivedere le strategie di supporto alle imprese europee modellandole sulle esigenze delle Pmi, in base a dieci principi a cui gli Stati Membri sono invitate ad aderire – anche se non sussiste obbligo perentorio – come riferimento politico-economico per i Governi.
Le tematiche toccano problematiche “calde”: carichi amministrativi, coinvolgimento delle associazioni Pmi ogni qualvolta si debbano emanare leggi che le tocchino in qualche modo e i tempi di avvio di una impresa.
Le associazioni di imprenditori sembrano aver accolto l’iniziativa positivamente, anche se con alcuni dubbi e distinguo. L’Ueapme – associazione che riunisce nell’Unione Europea le associazioni delle Pmi – ad esempio, ha mostrato qualche riserve sulla riduzione a otto settimane del periodo entro il quale le Pmi devono essere consultate.
L’Ueapme ha dichiarato anche di voler organizzare a cadenza annuale un “think small test“: un test che valuterà il livello di adesione ai principi proposti con lo SBA, per evitare che restino “solo parole”.
Sembra infatti che aleggi una preoccupante assenza di fondi aggiuntivi indispensabili per attuare lo SBA.
Eurochambres – associazione delle camere di commercio e industria – si dichiara invece soddisfatta, segnalando però una mancanza nei dieci principi: la flessibilità del mercato del Lavoro e l’Osservatorio europeo sulla domanda di Lavoro, assolutamente non menzionati.
BusinessEurope, infine, ha sottolineato la scelta “delle giuste priorità”.