«Innalzare l’età pensionabile a 70 anni, escludendo i lavori usuranti, abolire le pensioni di anzianità, equiparare da subito il sistema per uomini e donne». Sono alcune delle proposte per «raddoppiare il PIL» avanzate dal presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, in occasione del XXVI convegno dei Giovani di Confindustria.
Proposte concrete, come quelle sulle pensioni, che non vogliono suonare come una protesta bensì come una richiesta: «non sottovalutare il disagio» attuale che vivono i giovani.
I Giovani di Confindustria hanno chiesto al Governo di inserire nella Costituzione il «principio dell’equità generazionale», ovvero di tenere obbligatoriamente in considerazione la ricaduta sulle successive generazioni di ogni provvedimento allo studio. Perché sono proprio i giovani, imprenditori o meno, che nel prossimo futuro si troveranno sulle spalle le decisioni politiche di oggi. Pertanto ognuna di questa dovrebbe essere attentamente vagliata da quella classe politica che i neo-titolari di impresa non hanno voluto alla loro riunione: «non abbiamo invitato politici nazionali sul palco, perché la politica deve passare, a questo punto, dal dire al fare, dagli annunci all’azione».
Un’azione più volte sollecitata dai Giovani Imprenditori, anche con proposte pratiche che però non hanno trovato accoglimento, come la riduzione delle aliquote fiscali per giovani e donne e degli oneri contributivi a carico dei giovani che sia affacciano nel mercato del lavoro.
«Non siamo contro la politica – ha spiegato Morelli – ma ne vogliamo una forte. Non possiamo pensare che si prendano decisioni improbabili basandosi sui sondaggi: questa è una democrazia non un concorso a premi».
A sottolineare il muro di difficoltà che si trovano davanti i giovani di oggi nell’avvio di attività autonoma ci sono i numeri di un Paese, l’Italia, dove il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo è del 120%, la disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 27% e le prospettive di crescita del Pil per il 2012 sono nulle. È evidente che a pagare lo scotto maggiore della difficile congiuntura economica di oggi saranno proprio le nuove generazioni. E non è una novità: sono anni che il reddito medio dei giovani scende, -6% dal 2009 ad oggi.
Non è più possibile rimandare, servono riforme e «non piccole, continue manovre», ha incalzato Morelli, c’è bisogno di un nuovo sistema fiscale, una nuova legge elettorale, di eliminare i vincoli che pesano sul fare impresa e di rivedere la suddivisione della spesa pubblica.