La situazione di crisi in Libia si fa ogni ora più grave e le ricadute economiche stanno assumendo proporzioni ingenti, anche per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas e petrolio. Già ieri i rifornimenti di gas importato dalla Libia in Italia attraverso il gasdotto Greenstream hanno iniziato a subire un rallentamento e la situazione è andata via via peggiorando.
Inizialmente, il Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’Energia, Stefano Saglia, aveva rassicurato gli Italiani dichiarando: «le forniture di gas dalla Libia non sono interrotte, ma la situazione è molto complicata di fronte ad una guerra civile di proporzioni imprevedibili e quindi l’attenzione resta alta». Poi in serata è arrivato l’annuncio dell’Eni sulla chiusura del gasodotto, precisando di essere in grado di far fronte alla domanda energetica dei propri clienti.
Ricordiamo che nel 2010 la Libia ha fornito all’Italia 9,4 miliardi di mc di gas, pari a circa l’11% dei consumi nazionali, lo stop totale del Greenstream non dovrebbe costituire un problema grave per il sistema italiano, a meno di ritorni improvvisi di freddo invernale. In più, come spiegato dal MiSe: « «Il sistema di stoccaggio di gas esistente nel nostro Paese può consentire, in caso di necessità, di avere un’ulteriore riserva per la sicurezza delle forniture».
E intanto ripercussioni si avvertono anche sul prezzo del petrolio, che continua a volare, essendo la Libia il terzo produttore africano e membro dell’Opec. Gli scontri, secondo gli operatori, potrebbero far schizzare ancor di più il prezzo del petrolio – alla Borsa di New York il greggio ha superato i 98,4 dollari al barile – fino a 120 dollari al barile, con gravi ripercussioni anche per le imprese: il prezzo delle materie prime lievita di pari passo con il rincaro delle commodity, una corsa al rialzo che in realtà già da un po’ preoccupava gli investitori: da inizio anno +2,8%.
I drammatici avvenimenti in Nord Africa e le ripercussioni sui rifornimenti di energia offrono infine lo spunto per riflettere sulla schiavitù del sistema energetico italiano dall’estero e sui possibili scenari energetici futuri dell’Italia e dell’Europa.