Mercato del lavoro sempre più orientato all’equilibrio carriera – famiglia in Europa: lo dimostra il crescente ricorso al contratto part-time. Non più solo per donne e giovani, oggi riguarda anche gli uomini e, al di là della divisione di genere, le figure quadro in azienda. A fotografare la nuova tendenza è un recente studio condotto dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, Eurofound.
L’indagine rivela come un più ampio ricorso al part-time abbia impatto positivo sul tasso di occupazione, oltre a favorire una più ampia partecipazione femminile al mondo del lavoro.
In più, i datori di lavoro possono modulare l’utilizzo delle risorse alle necessità dell’azienda, con un risparmio anche sui costi del personale: il lavoro a tempo parziale implica infatti una minore retribuzione oraria. Finora, questo corrispondeva anche ad una minore opportunità di carriera, ma in questo senso sembra che i tempi stiano cambiando.
La maggior parte dei lavoratori part-time sono donne e giovani, è vero. Tuttavia, a sorpresa troviamo anche molti manager: nel 26% delle imprese è presente almeno un professionista part-time con ruoli di management, supervisione o alta qualifica.
Mentre ai dirigenti full-time vengono affidati compiti complessi nel 62% dei casi, questo avviene per il 49% dei colleghi a tempo parziale. Per le imprese italiane questa è una scelta normale per il 5% degli intervistati e lo fa solo in casi eccezionali l’11%; in Europa rispondono lo stesso l’8% e il 18% rispettivamente.
Ma, rispetto al resto d’Europa, l’Italia non primeggia per ricorso al tempo parziale, quanto piuttosto per la maggiore concentrazione di imprese con meno del 20% di dipendenti con questo tipo di contratto. Anche se non sono numerosissime le imprese virtuose, negli ultimi 10 anni si è registrata una crescita di lavoratori part-time passata dal 7,9% al 14,3%.
Oggi, 1/5 degli Europei ha un contratto part-time, con un picco nei Paesi Bassi dove lavora solo parte del suo tempo il 48,3% della popolazione attiva e con il primato per la più alta percentuale di imprese che ha almeno un impiegato non full time (90%), non ché di dirigenti part time (47%). Qui, così come in Belgio, Germania e Regno Unito sono presenti il maggior numero di imprese che impiegano a tempo parziale più del 20% della forza lavoro complessiva.
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