Il II Rapporto nazionale sull’imprenditoria femminile (Unioncamere, MiSE e Pari Opportunità) traccia l’identikit dell’imprenditrice italiana media: a capo di una micro-impresa, residente al Sud, circa 50 anni e con forti aspettative professionali. Da giugno 2009 a giugno 2010 (quindi in piena crisi), le imprese rosa sono cresciute del +2,1%, contro il -0,4% di quelle maschili.
In Italia sono 1,4 milioni le aziende rosa, capitanate da imprenditrici che non si arrendono, né alla crisi né alle difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.
La sfida del mettersi in proprio è infatti spesso dettata dalla volontà di mettersi in gioco e rendersi indipendenti, piuttosto che dalla necessità di farlo. Uno spirito che anima le imprenditrici e che le mette in condizione di resistere meglio dei colleghi uomini alle difficoltà del mercato.
Se è vero che le imprenditrici usano meno i servizi di assistenza e consulenza, Internet e i servizi online, è anche vero che hanno un rapporto più prudente con le risorse economiche, percepiscono meglio la crisi e riescono a reagire con strategie di organizzazione e rilancio.
Nel Mezzogiorno la concentrazione di imprese al femminile è del 26,1%, contro il 24,5% del Nord-Ovest, il 21,5% del Centro Italia e il 17,9% del Nord-Est. In testa la Lombardia ma solo in termini numerici: a livello di percentuale solo il 20% delle imprese del territorio è guidata da una imprenditrice donna. Da questo punto di vista, vince invece il Molise (30,2%).
A livello settoriale vanno forte i servizi di alloggio e ristorazione (+4.346), commercio (+4.129) e costruzioni (+4.016). Nel primo semestre 2010 la prevalenza (60,7%) era costituita da ditte individuali, a seguire le società di persone (22,8%) e le società di capitali (14,1%).
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