Nucleare in Italia, un mercato controverso: in attesa del referendum (forse a maggio), arrivano le stime ENEA sui vantaggi per le aziende del settore Energia e sul fronte occupazionale: 10mila posti di lavoro in dieci anni, in primis per le figure professionali necessarie far entrare in funzione i reattori.
Duemila per centrale ogni anno, a seconda delle fasi del programma: 15% laureati, 60% tecnici e 25% operai, per la fase di costruzione delle centrali; Per la produzione di energia verranno occupati dal 20-40% laureati, 30-40% tecnici e 15-35% operai per la produzione di energia.
Peccato che in Italia manchi la materia prima: solo 80 laureati l’anno nel settore, quindi insufficienti a coprire la domanda che dovrebbe nascere.
Il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia ha quindi dichiarato che serve la giusta formazione al convegno “La formazione delle risorse umane nel nuovo programma nucleare”, ossia esperti da inserire presso gli enti locali: «vogliamo costruire un’infrastruttura della conoscenza».
Intanto, nonostante il sì del referendum non sia ancora arrivato, si va avanti con i progetti del Nucleare. Le Commissioni riunite Attività Produttive e Ambiente della Camera hanno infatti eletto il quinto membro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare (che avrà sede a Roma): Stefano Laporta.
In più il Governo è già in moto per trovare al più presto “fondi per la ricerca” per accelerare la formazione di tecnici specializzati, parlerà di nucleare al vertice Italia-Francia di marzo e in aprile Romani incontrerà il segretario americano per l’Energia Steven Chu per rafforzare i legami strategici con gli Usa.
Articoli Correlati