Sono poche le Pmi (piccole e medie imprese italiane) che possono entrare in Borsa: non più di cento, delle quali più della metà non intende neanche affrontare l’argomento. Ad affermarlo è l’analisi realizzata da UniCredit sulla Borsa italiana, che evidenzia un trend di crescita praticamente nullo.
Roberto Rati, head equity capital market per l’Italia di UniCredit, spiega la problematica, legata ai costi di quotazione troppo alti, e alla coltura poco incline al rischio di moltissimi imprenditori.
Dopo il periodo delle privatizzazioni, il tentativo di portare in Borsa le Pmi è risultato per il momento vano, nonostante l’impegno significativo profuso nelle campagne di marketing e nell’informazione. Non ha funzionato come stimato neanche il MAC, il mercato delle microimprese che prometteva una quotazione con soli 50mila euro di costi fissi.
Attendendo le conseguenze di Basilea 3, saranno necessari almeno due anni prima di poter cogliere i risultati di un nuovo modello di mercato. Inoltre saranno fondamentali almeno 400 milioni di capitalizzazione, un prezzo competitivo e una condizione di redditivita.
Le aziende che vogliono raggiungere la Borsa dovranno essere già uscite con successo dalla crisi e, preferibilmente, appartenenti a determinati settori tra cui la moda-lusso, l’hi-tech e il farmaceutico, ancora non molto rappresentati nel contesto italiano.
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