In aumento i fallimenti tra le imprese italiane, secondo l’Osservatorio Crisi d’Impresa del Gruppo Cerved: nel terzo trimestre 2010 quasi 2000 aziende hanno avviato procedure fallimentari, con un incremento del 18% rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Nel corso dell’anno quasi 8mila aziende chiuso i battenti per colpa della crisi economica che ha penalizzato le imprese con minore solidità finanziaria.
La crisi ha «accelerato l’espulsione dal mercato di aziende già fragili»; «finora la crisi non ha generato effetti contagio tali da spingere al fallimento imprese che prima della recessione erano solide», spiega l’Ufficio Studi Cerved.
Di certo, però, ha dato il colpo di grazia alla già precaria situazione del Paese che, proprio dalle Pmi, traeva la vera forza economica e industriale. Sono le società di capitale a perdere più unità: l’incremento dei fallimenti in questo caso sale al 27% rispetto al 2009, mentre i fallimenti delle società di persone crescono “solo” del 17%.
Dal punto di vista dei settori di business, le procedure fallimentari riguardano principalmente il comparto industriale, dove l’insolvency ratio (il rapporto tra fallimenti e totale delle aziende operanti nel settore) raggiunge addirittura quota 31,7.
Male, ma con un indicatore di insolvenza minore, si piazzano le imprese di Costruzioni (19), di TRrasporti e Comunicazioni (13,6), oltre ai Servizi professionali e immobiliari (10,1).