Per promuovere il Made in Italy occorre migliorare i processi, ridurre le attività non operative e puntare sui mercati strategici. Queste, in buona sostanza, sono le linee guida che Unioncamere propone per ottenere un maggiore supporto alle aziende che decidono di internazionalizzarsi.
Se da un lato le imprese credono sempre più nell’internazionalizzazione, dall’altro le istituzioni devono fare la loro parte per diffondere la giusta cultura e i giusti metodi per sfruttare al meglio i meccanismi di Import/Export.
Sul fronte delle esportazioni, ad esempio, in un anno il giro d’affari è passato da 70.855.576 alle 75.545.907 migliaia di euro, per una variazione complessiva sul territorio di +6,6%.
L’incontro di ieri a Cuneo, a cui hanno partecipato tra gli altri il Vice-Ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso, il Presidente della Simest Giancarlo Lanna e il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di internazionalizzazione delle imprese italiane.
Tra l’altro l’uscita dalla crisi ormai imminente- conferma il Presidente di Unioncamere – consentirà alle Pmi di sfruttare i nuovi spazi offerti dal mercato, proponendosi con successo anche all’estero e nei mercati emergenti.
La stessa provincia di Cuneo, punta fortemente sull’Export (1,6% di tutto l’export del Paese in crescita del 10,1% dal 2009) e tenta di diffondere questa cultura, in primis a livello regionale e poi in tutto lo stivale. Al momento, infatti, solo il 3% delle aziende e degli imprenditori italiani si sono sbilanciati fuori dai confini e ancora meno intrattengono rapporti stabili con Paesi stranieri.