Il Censis ha fotografato un futuro piuttosto inquetante per il nostro Paese: nei prossimi venti anni in Italia ci saranno sempre più anziani e meno giovani, con gravi ricadute in termini di disoccupazione. E il divario tra Nord e Sud sarà sempre più consistente. Nell’ambito dell’iniziativa “Un mese di sociale” il Censis ha suggerito anche le possibili soluzioni perchè l’Italia riesca a rimanere un grande Paese.
Cruciale per il nostro Paese sarà investire nel medio periodo (10 anni) su occupazione, creando 480 mila nuovi posti di lavoro l’anno, e la riduzione del debito pubblico sotto il 100%, investendo 12 miliardi di euro l’anno.
Tra venti anni si stima che la popolazione italiana arrivi a quota 62 milioni 129 mila persone, +3,2% rispetto a quella attuale. Ma la crescita non avverrà in modo uniforme: al Sud si registrerà un calo di residenti del -4,3% (890 mila abitanti), mentre al Centro-Nord cresceranno del +7,1% (2,8 milioni).
Buona parte della percentuale sarà frutto del fenomeno dell’immigrazione e non della natività. Infatti i giovani diminuiranno, secondo le previsioni, del -9,9% per i 18-34enni al 2020 e -10,30% (1 milione 235 mila) tra il 2010 ed il 2030, contro il +34,6% degli over 65. Dunqui i giovani rappresenteranno il 17,4% del totale della popolazione (oggi 20%), mentre gli over 65 costituiranno il 26,5% della popolazione.
Una situazione che porta inevitabilmente alla necessità di incrementare il tasso di occupazione, portandolo dall’attuale 57,5% al 57,9% nel 2020 e al 60,1% nel 2030. Sembra inoltre improbabile il raggiungimento dell’obiettivo della strategia di Lisbona (70% di occupati) per il quale sarebbe necessario un aumento del numero di occupati di 4 milioni 828 mila nel 2020 e la creazione di 480 mila nuovi posti di lavoro all’anno per i prossimi dieci anni.
I 12 miliardi di euro l’anno, necessari per portare il debito pubblico sotto la soglia patologica del 100% sono stati calcolati ipotizzando una crescita annua del Pil dell’1% costante per i prossimi dieci anni e ritenendo che essi siano recuperabili in parte grazie alla lotta all’evasione fiscale.