L’economia mondiale comincerà a mostrare segnali di crescita decisi e affidabili solo da dicembre 2010, ma in Italia non ci sarà alcuna ripresa prima del 2011: e solo se verranno accolte le istanze delle le Pmi, tassello chiave per l’intero sistema economico nazionale.
Questi i primi risultati del “BusinessTracker” realizzato da Regus, il sondaggio sugli indicatori economici condotto in più di 75 paesi e con oltre 15mila partecipanti.
L’82,4% dei manager italiani ha indicato nei primi mesi del 2011 la tanto attesa ripresa economica, rivelandosi così più pessimisti rispetto al resto del mondo, dove la percentuale si è attestata al 56%.
Se a livello mondiale si può quindi parlare di cauto ottimismo – con un sensibile aumento delle aziende che prevedono un aumento dei ricavi (+12%) e degli utili (+8%) – in Italia l’entusiasmo per la ripresa assume toni più pacati.
Il 38% di tutte le aziende italiane ha subito un calo degli utili, contro il 30% di quelle straniere. Prendendo in considerazione le dimensioni delle aziende, il 40% delle italiane ha registrato una diminuzione delle entrate, mentre tra le Pmi la percentuale scende si attesta attorno al 37%.
Focalizzando sulle piccole e medie imprese, il sondaggio mostra come per il 66% (46% a livello mondiale) assuma notevole importanza la pressione politica sulle banche al fine di allentare i criteri per l’erogazione dei prestiti.
Inoltre, l’83% delle Pmi italiane vedrebbe come chiaro segnale di una fase di ripresa la presenza di maggiori incentivi fiscali per le imprese.