La reputazione aziendale non è solo strategica per la fidelizzazione dei clienti, ma anche per attrarre collaboratori di valore. Da una recente indagine Kelly Services sul mercato italiano, è emerso che l’86% degli Italiani, nel valutare le offerte di lavoro, ritiene determinante.
Parliamo di Reputation Management, ovvero gestione di un valore tanto intangibile quanto cruciale per mantenere livelli di profitto e competitività.
Ad avvalorare questa tesi è anche un indice importante come il Dow Jones Sustainability Group Index su 200 aziende che mettono in atto politiche di rispetto ambientale e sociale in 33 Paesi, dal quale emerge una variazione di 270 punti per le aziende che hanno messo in atto politiche di CSR contro i 220 punti di mediadi chi non lo fa.
Un’azienda responsabile è dunque più “attraente” sotto tutti i punti di vista, sia nel fidelizzare i clienti sia nell’accaparrarsi i migliori talenti.
Una corretta gestione della reputazione aziendale deve definire strumenti e corsi formativi che coinvolgano i dipendenti in un processo che porti ad una sempre maggiore stima verso l’impresa stessa, contribuendo così anche a creare un clima migliore in ufficio che sappiamo bene incidere pesantemente sull’efficienza professionale.
In Italia, nelle Pmi risultano meno diffuse. In generale, gli Italiani associano alla reputazione un certo livello di qualità dell’output prodotto (44%), di valore riconosciuto al management (24%) e di professionalità dei dipendenti (11%). Il 21% dei lavoratori italiani, infine, dichiara che nell’ultimo anno, periodo caratterizzato dalla pesante crisi economica, è aumentato il senso di appartenenza alla propria azienda.