Il Rapporto Assintel 2009 presentato oggi a Roma conferma le stime e mostra un mercato italiano dell’Information Technology in calo del 4,5% nel 2009, con un volume complessivo che si attesta a 20.863 milioni di euro. Il momento è difficile per le imprese del settore: crollano Servizi IT e Hardware ma tiene il Software.
Il dato più negativo è quello del comparto Servizi IT che segna una flessione del -6,3% (+1,6% nel 2008 e +1,5% nel 2007), a 9.379 milioni di euro. In brusco calo anche l’Hardware a -5,1% e un volume di 7.249 milioni di euro.
In controtendenza, invece, la spesa per il Software che nel 2009 ammonta a 4.235 milioni di euro e in crescita dello 0,6% (rispetto al 3,8% dello scorso anno e al +3,4% del 2007), trainata dal Middleware.
La crisi economica ha quindi colpito anche l’Information Technology, preparandosi a mostrare i suoi massimi effetti nel periodo invernale, con un forte calo del fatturato, un aumento della disoccupazione e una sensibile riduzione della propensione innovativa nelle imprese fornitrici.
Dall’analisi dei dati raccolti, Assintel prevede che la fase regressiva della domanda di IT nel nostro Paese sia destinata a perdurare anche nei primi mesi del 2010, nonostante i segnali di ripresa mostrati dell’economia.
La flessione dell’IT in Italia appare comunque in linea con l’andamento negativo della media UE, mentre a livello globale il calo sarà del -3%.
Tuttavia, come sottolineato dal presidente di Assintel, Giorgio Rapari, si parla sempre di come sarà il nostro Paese una volta che le ondate della crisi si saranno ritirate, senza tener conto di come l’Italia presenti a tutt’oggi delle mancanze strutturali gravi che, se non risolte, potrebbero impedire di reagire con prontezza alla ripresa dell’economia, quando essa avverrà.
Tra le criticità più dure a scomparire, ovviamente: difficoltà di accesso al credito, difficili condizioni di mercato, burocrazia, eccessiva pressione fiscale e ingessatura del mercato del lavoro. Tutti temi che il sistema politico attuale non ha ancora affrontato, e la bassa priorità dell’IT negli impegni del Governo ne sarebbe la riprova.