Dopo le classifiche penalizzanti per l’Italia relative all’innovazione tecnologica e alla pressione fiscale, ne arriva una che mette in luce le capacità del nostro Paese nell’aiutare le imprese.
L’Italia risulta infatti la prima in Europa, tra i 6 paesi più avanzati (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Paesi Bassi), per la percentuale di prestiti destinati alle imprese.
Per esattezza è il 55,8% degli impieghi complessivi delle banche italiane ad essere destinato alle imprese.
Nello studio elaborato da CGIA di Mestre sul credito nei principali paesi dell’Ue dei 27, troviamo al secondo posto la Spagna con il 50,7%, la Francia con il 43,2%, la Germania con il 36,4%, i Paesi Bassi con il 34,6% ed il Regno Unito con il 21,6%.
Se da una parte è vero che le Pmi italiane sono quelle che in Europa hanno fatto richiesta di fidi e prestiti più che negli altri paesi, è anche vero che questo non significa necessariamente che gli istituti di credito abbiamo concesso loro tale credito in misura sufficiente.
Tra i dati rilevati da un’indagine della Commissione Europea/BCE, prendendo come riferimento il periodo da aprile a settembre 2009, infatti l’Italia ha mostrato una forte crescita nella richiesta di prestiti delle Pmi; una diminuzione delle disponibilità di prestiti bancari a favore delle Pmi; un aumento delle spese e le commissioni bancarie.
Ad ostacolare l’accesso al credito e ai prestiti bancari delle Pmi italine, nel 37% dei casi, vengono indicate le garanzie richieste dalle banche, nel 36,9% dei casi i tassi d’interesse o i costi troppo elevati.
Dunque resta preoccupante la situazione italiana: «Pur riconoscendo lo sforzo fatto in questi ultimi mesi e la solidità del sistema bancario italiano il nostro Paese continua a mantenere i più elevati livelli di criticità nell’erogazione del credito. È vero che le disposizioni di Basilea 2 sono molto stringenti anche per le banche, tuttavia rimane il problema di dare con continuità il credito alle piccole imprese altrimenti non si riuscirà ad agganciare la ripresa economica e a mantenere gli attuali livelli occupazionali» ha commentato Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre.