Secondo una indagine condotta dal Centro studi di Unioncamere, la green economy costituisce oramai un elemento di elevata importanza strategica per le Pmi all’interno delle differenti ricette pensate per superare la crisi, in particolar modo per quanto riguarda le medie imprese che lavorano nel comparto alimentare.
Le aziende stanno rispondendo alla crisi e alle difficoltà facendo ricorso alle loro migliori energie imprenditoriali. Ciò avrebbe portato alla produzione di beni di elevata qualità, ad una maggior attenzione ai contenuti di immagine, a costi competitivi in funzione della clientela, al contenimento dei margini e all’ottimizzazione dei costi.
Ma queste strategie da sole sembrano non bastare, motivo per cui il 40% delle Pmi appare sempre più interessata a prodotti o tecnologie in grado di garantire un risparmio energetico e di minimizzare l’impatto ambientale. Il 9% progetta di rilanciarsi sul mercato specializzando la propria offerta o cambiando il prodotto di punta.
L’attenzione verso la cosiddetta green economy sembra particolarmente accentuato all’interno delle medie imprese, soprattutto quante lavorano nel settore alimentare; oltre il 50% di queste sarebbe infatti già al lavoro per sviluppare o adottare tecnologie e modelli organizzativi eco-compatibili.
Dalla ricerca si evidenzia una certa sensibilità anche da parte delle imprese meridionali, interessate alla green economy per il 48,9%.
L’interesse non appare solamente di natura economica: nonostante ridurre i costi della bolletta energetica sia oggi una esigenza prioritaria, le aziende appaiono consapevoli delle grandi potenzialità legate alle tecnologie verdi, soprattutto alla luce delle politiche intraprese in tale ambito negli Stati Uniti, in Europa e in altri paesi.