Occupazione in calo in Italia: lo confermano i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro diffusa oggi dall’ISTAT, che conferma le gravi conseguenze della recessione economica anche nel mondo del lavoro.
Per quanto l’offerta di lavoro nel primo trimestre 2009 sia risultata +0,1% rispetto allo stesso periodo 2008, il numero degli occupati sfiorava a fine marzo le 23mila unità (22.966.000) con una flessione putroppo costante, segnando un evidente -0,9%.
In pratica, a inizio 2009 risultano persi 204.000 posti di lavoro. Un riflesso della crisi delle imprese, che non accenna a retrocedere ma che attanaglia aziende che tagliano, chiudono o semplicemente non assumono.
Guardando al profilo degli occupati in Italia, ISTAT ha registrato un calo tra i lavoratori italiani (426.000 unità) – a dispetto dell’incremento dell’occupazione straniera (222.000 unità) – con un tasso di occupazione del 57,4%.
Inevitabile che, in questo scenario, sia schizzato l’indice di ricerca di lavoro: +12,5% rispetto al 2008, ossia altre 221mila persone che nel 2009 si propongono sul mercato.
E come sempre è il Mezzogiorno che paga lo scotto maggiore: a perdere la maggior parte dei posti (-114mila unità). Se in Italia la domanda da parte delle aziende è bassa, figurarsi al Sud dove l’indice di industrializzazione è ai minimi nel Paese.
Per la ripresa, anche sul versante lavoro, si dovrà attendere dunque il 2010, come stima Confindustria che, però, “mette le mani avanti” parlando di una strada in salita.