Sono questi gli indirizzi operativi 2009 contenuti nella nuova circolare n. 13/E dell’Agenzia dell’Entrate, che conferma la politica di controlli serrati, e volti a personalizzare le modalità di ispezione tra le imprese.
Come? Attraverso attività specifiche e trasversali, supportate da un’analisi organica del rischio di evasione.
Essa si articola per macro-settori economici (Manifatture, Servizi e Commercio) e per attività autonoma (esercenti, attività artistiche o professionali).
La circolare contiene una sorta di decalogo, un piano operativo con cui il Fisco si propone di individuare le inadempienze ed elusioni attraverso il rafforzamento dei mezzi già a sua dispozione (Ufficio Centrale Antifrode e Direzioni regionali) e l’introduzione di nuovi strumenti di monitoraggio.
Tra questi, l’istituzione di nuove Direzioni Provinciali, presso cui saranno attivate strutture di controllo locali per contrastare l’evasione e promuovere la compliance.
Per quanto concerne le aziende, al “tutoraggio” delle grandi imprese (con l’obiettivo di evitare frodi di grossa portata con ripercussioni economiche su tutta l’economia del Paese) si affiancheranno forme di controllo per Pmi.
Nello specifico, un presidio delle imprese di medie dimensioni (con volume d’affari IVA, ricavi o compensi da 5.164.569 a 100 milioni di euro) ed un ulteriore presidio per piccole aziende e lavoratori autonomi (con volume d’affari IVA, ricavi o compensi da 5.164.569 a 100 milioni di euro).
Un’attività a tutto tondo, quindi che spazia dalla lotta alle frodi alle truffe finanziarie, dal controllo dei contribuenti con regimi fiscali agevolati al ricorso ai nuovi strumenti per definire i contenziosi.
Controllare sia i grandi che i piccoli, dunque, ma con l’obiettivo dichiarato di stanare i “colpevoli” per tutelare la gran parte dei piccoli e medi contribuenti aziendali in regola.