Stretta creditizia per le imprese italiane che si rivolgono alle banche: frenano bruscamente (-14%) a gennaio le domande di prestiti e finanziamenti bancari, secondo il sistema di informazioni creditizie di Crif.
Un andamento negativo già evidenziato nei mesi precedenti: a novembre 2008 si era registrato un primo calo (-7%), che ora sembra inarrestabile.
Le banche italiane, afferma la Cgia di Mestre, hanno bloccato l’accesso al credito del sistema produttivo più che in ogni altro paese dell’area euro, penalizzando in primis le imprese di piccole e medie dimensioni.
Tra i 105 direttori di banca italiani intervistati nell’indagine “Bank Lending Survey”, l’87,5% ammette di aver inasprito i criteri di concessione del credito alle Pmi, ben il 25% in più rispetto ad ottobre 2008.
Parte della responsabilità sarebbe da attribuire a Bankitalia, secondo il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi, a seguito dell’invito dell’ottobre scorso – rivolto verso le banche – ad aumentare la riserva obbligatoria dell’8-10%. Questo avrebbe ridotto la liquidità degli istituti di credito riducendone la propensione al prestito.
Un atteggiamento in controtendenza rispetto ad una diminuzione delle sofferenze bancarie fatta registrare sia dalle piccole e medie imprese che dalle società non finanziarie italiane tra la fine del 2007 e il dicembre 2008.
Lo stato di insolvenza per le Pmi a fine 2007 era infatti pari a circa 6,6 mld di euro (7,4%) sui prestiti ricevuti di 90,3 mld di euro), mentre a fine 2008 si era registrato un assestamento al 6%, corrispondente a 5,6 mld di euro su un valore complessivo dei prestiti aumentati a 93,7 mld di euro circa.
Nonostante il sistema imprenditoriale dimostri una maggiore affidabilità, quindi, le banche italiane sorprendono con una stretta al credito senza eguali in Europa che penalizza proprio le Pmi già vittime della crisi.