Tra gli effetti della recente riforma dei contratti di lavoro, secondo le stime di Confindustria, nel 2009-2011 vi sarà un incremento in busta paga della retribuzione reale pari a +4,6%, ossia 1.218 euro lordi annui, oltre al vantaggio fiscale di 360 euro l’anno sugli aumenti di produttività.
Dunque la retribuzione media annua crescerà del +9,4% nei prossimi tre anni, passando dai 26.729 attuali ai 29.252 euro lordi.
Di opinione diametralmente opposta la Cgil, secondo le cui stime le buste paga del nuovo sistema contrattuale nel 2004-2008 subiscono una perdita di 1.357 euro.
I calcoli dello studio di Confindustria sono stati effettuati prendendo in considerazione l’indice previsionale dei prezzi al consumo armonizzato europeo (Ipca), che lo scorso anno è stato del 3,5%, e del 2,9% se depurato dell’energia.
Quindi si basano sull’inflazione prevedibile in base alle stime più aggiornate, come dichiarato dal Direttore del Centro Studi Confindustria Luca Paolazzi.
Le conclusioni opposte a cui è giunta invece la Cgil, si basano sulla riduzione del valore punto basato sui minimi tabellari (in media 15,74 euro) rispetto a quello attualmente adottato dalle categorie (in media 18 euro).
Tutto questo, secondo la Cgil, si tradurrebbe in una perdita di 271 euro da sommare ad una ulteriore perdita di 406 euro dovuta al fatto che l’indicatore Ipca è depurato della componente energia.
A contestare questi calcoli anche la Cisl, secondo cui il nuovo modello applicato al periodo 2004-2008, porterà ad un incremento retributivo nazionale di almeno 600 euro in più rispetto all’accordo precedente, oltre ad un aumento netto delle retribuzioni dai 250 ai 400 euro annui per i redditi tra 15mila e 30mila euro, per effetto della minore tassazione sui premi di secondo livello.