Paragonabile all’esodo dalla forza lavoro dal Meridione al Nord nell’Italia degli anni ’60 e ’70 il quadro dell’imprenditoria straniera nel nostro Paese fotografato oggi dalla fondazione Ethnoland.
Il rapporto 2008, presentato ieri a Milano, rilevato il boom tutto italiano delle piccole e medie imprese a conduzione familiare di origine straniera.
Nell’arco di cinque anni il numero di aziende con un immigrato titolare si è triplicato, arrivando a giugno 2008 alla cifra di 165.114, l’85 % delle quali fondata meno di 8 anni fa.
Una crescita quantificata da Ethnoland con 20mila unità l’anno. Oggi, ogni 33 Pmi italiane ve ne è una gestita da uno straniero. Nel totale queste hanno costituito per il Fisco italiano un’entrata nel 2007 di 5,5 miliardi di euro, all’Inps altri 5 miliardi. Mentre le spese dei Comuni italiani per i servizi d’integrazione ammontano a soli 700mila euro.
Ad orientare gli stranieri verso l’impreditorialità, rispetto al lavoro dipendente, vi sono soprattutto le questioni economiche: il salario dipendente per cittadini stranieri rispetto ai colleghi italiani è inferiore di circa il 40%.
La media di imprese straniere in Italia è tra i 2mila e i 4mila per regione, con una concentrazione maggiore a Roma (15mila), Milano (17mila) e in generale nella Lombardia (circa 30mila).