Se siete imprenditori in procinto di andare in pensione e avete deciso di lasciare l’attività in mano ai vostri diretti successori, pensateci su due volte: le imprese in successione potrebbero soffrire di un calo di redditività.
Dalla ricerca empirica
Successione familiare e performance d’impresa: evidenze dalle imprese familiari italiane, infatti, realizzata da esperti di settori della Banca d’Italia, emerge chiaramente che la successione – criterio che non tiene conto della effettiva propensione per il ruolo manageriale, degli skill necessari e della migliore formazione per soddisfare le priorità del core business di quella particolare impresa – può minare la redditività dell’impresa stessa.
Come dire che il talento e il fiuto per gli affari non si trasmettono per via ereditaria, e passare il timone al parente può causare più danni che vantaggi.
La ricerca Bankitalia, condotta da Marco Cucculelli e Giacinto Micucci, è stata condotta analizzando un campione di 3.500 imprese manifatturiere – comprese Pmi – distribuite fra 4 regioni, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo, verificando risultati e performance nell’arco di un decennio.
Il risultato è senza appello: nei 220 casi in cui il fondatore dell’impresa abbia lasciato il comando a un diretto discendente si è verificata una evidente flessione della redditività.
La situazione migliora, invece, se l’eredità viene affidata alla gestione di un top manager esterno più orientato a un approccio puramente “pro business” e pronto ad attuare i cambiamenti necessari a un’eventuale ristrutturazione di un’impresa che navighi in cattive acque.