Google One Pass: abbonamenti online, nuovo business per editori italiani

di Tullio Matteo Fanti

17 Febbraio 2011 14:30

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Google One Pass, servizio che offre agli editori (anche italiani) di vendere abbonamenti online, promette di essere un buon business: trattenuto solo il 10% dei ricavi.

Il nuovissimo servizio Google One Pass consente agli editori di offrire contenuti digitali in abbonamento. Anche in Italia. Con perfetto tempismo, dunque, Google lancia la sfida all’App Store di Apple e alla sua nuova modalità di abbonamento che, con le sue regole rinnovate, ha generato in queste ultime ora non poche polemiche. Goloso il rendimento: 90% delle entrate agli editori, a Google solo il 10% di percentuale sugli abbonamenti (fonte: WSJ), conto il 30% annunciato da Cupertino.

Come da tradizione Google, il servizio punta sulla usabilità ed appare quindi semplice da implementare e gestire: la fase di configurazione è infatti minimale e i contenuti si gestiscono tramite interfaccia online. Per i pagamenti, One Pass si appoggia a Google Checkout, senza richiedere quindi l’utilizzo di altri servizi.

Per quanto riguarda le forme di abbonamento, Google lascia piena libertà agli editori, che possono stabilire le modalità di pagamento e i prezzi di articoli e abbonamenti. È possibile addebitare il costo di ogni singolo articolo, offrire pass giornalieri, abbonamenti mensili o pacchetti con più edizioni, oltre a concedere l’accesso ad abbonati esistenti tramite coupon.

Google One Pass intende identificarsi sin da subito come piattaforma aperta e flessibile, come una alternativa ad Apple concreta e conveniente: oltre a promettere maggiori guadagni, il servizio risulta infatti già disponibile in diversi paesi quali Canada, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, e non per ultima, Italia.

A questo punto, nonostante l’App Store di Apple conglobi oggi l’80% delle applicazioni vendute online, la politica che arriva da Mountain View e la crescita senza sosta di Android potrebbero cambiare presto gli equilibri in campo o se non altro creare una (si spera) sana concorrenza tra marketplace.