Fermare la pirateria informatica contrastando la pubblicità sui siti internet pirata: è questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato da IAB Italia (associazione per lo sviluppo della pubblicità interattiva), FPM e FAPAV (federazioni per la lotta alla pirateria multimediale) e volto a contrastare questo mercato, che per la prima volta vede schierata anche l’industria pubblicitaria. Il memorandum si basa su un meccanismo di autoregolamentazione volto a bloccare la pubblicità sui siti illegali tagliandone una delle principali fonti di finanziamento: i titolari dei diritti d’autore potranno segnalare la violazione e un organismo paritetico di prossima creazione, dando il via alla comunicazione a concessionarie di pubblicità e investitori.
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L’intesa è stata illustrata a Roma, in un evento che ha fatto il punto sull’impatto economico della pirateria che, solo in Italia, fattura in Italia oltre 150 mln di euro, rendendo più difficile lo sviluppo dell’economia digitale legale. Soffermandosi sui soli ricavi pubblicitari, come esposto dal presidente FPM, Enrico Mazza:
«complessivamente, il fatturato di 596 siti illegali tocca i 226,7 milioni di dollari, con un profitto medio dell’83%. La maggior parte sono portali piccoli gestiti a livello dilettantistico. Ma 45 di questi (7,6% del totale) possono contare sul 62,5% dei ricavi. I dati, forniti da una ricerca della Digital Citizens Alliance, mostrano che il sito più attivo ha un giro d’affari di 3 milioni di dollari mentre ce ne sono diverse decine da più di 100mila dollari annui».
Anche per Confindustria la lotta alla pirateria rappresenta una priorità, e non solo per il presidente Giorgio Squinzi. Fabio Del Giudice, direttore Confindustria Cultura Italia, ha ricordato il precedente accordo con Confindustria Digitale per arginare il fenomeno dell’illegalità informatica.
«Dato che la tutela del copyright è fondamentale – ha commentato Enrico Bellini, policy analist di Google –questo memorandum è molto importante anche perché vede il coinvolgimento diretto dei detentori di tali diritti violati. Il controllo, comunque, risulta difficile dato che nel mondo ogni minuto vengono caricate su Youtube ben 100 ore di contenuti».
L’intesa risolverà il problema? «Questo memorandum non vuole puntare a risolvere una volta per tutte il problema – ha spiegato Raffaele Cirullo, consigliere IAB Italia – visto che i pirati troveranno sempre dei meccanismi per reinventarsi e aggirare gli ostacoli. Il nostro obiettivo è quello di utilizzare tutti i sistemi che il mercato ci dà per contrastare questo enormi ricavi, magari cercando di restare al passo con le tecnologie». Anche secondo Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni, «a livello teorico questo memorandum è una cosa molto positiva. Erto, ora bisogna solo vedere se riesce a funzionare a livello pratico».