Il fenomeno Twitter è poco italiano: lo conferma la classifica 2010 di Sysomos che aggiorna il Report 2009. Una cattiva notizia per i molti editori e imprenditori italiani che negli ultimi hanno cercato di comprendere le reali opportunità di business legate all’emergere del fenomeno Twitter nel mondo.
Il boom di utenza e interesse mediatico intorno al sito di microblogging ha lasciato supporre buoni ritorni sugli investimenti in termini di visibilità per il proprio marchio ma che forse risulta ancora immaturo per il mercato italiano.
Secondo i trend rilevati dalla società canadese di Business Intelligence per i social media, su 13 milioni di account Twitter registrati in tutto il mondo tra ottobre e dicembre 2009, l’Italia è 16esima in classifica, con uno scarso 0,65% d utenti che twittano in lingua italiana.
È vero che gli utenti e il traffico sono in crescita per il sito di microblogging, ma il moom lo stanno facendo paesi come Brasile, Gran Bretagna e Canada.
A livello locale, tra le quindici città in cui Twitter si è maggiormente radicato è inutile dire che Roma o Milano non compaiono certo in classifica. Di certo, il fattore tempo è strategico: Twitter si è rivolto da poco tempo all’utenza non anglofona, e questo può significare tempi più lunghi per un ritorno concreto in termini di visite e visibilità per gli account aziendali italiani.
Visto il caso Facebook, tuttavia, è comprensibile l’interesse professionale per i social network più in voga del momento. Con molta probabilità, è solo questione di tempo!