Che l’e-commerce sia un settore strategico per le imprese è risaputo. Tuttavia in Italia il volume d’affari condotti online raggiungerà appena l’1,3% il prossimo anno, ponendo il nostro Paese in una posizione decisamente minoritaria rispetto alle altre Nazioni europee (6%) e agli USA (10%).
Questo secondo la ricerca Netcomm (Consorzio del commercio elettronico italiano) che lascia però intravedere rosee prospettive di crescita. Negli ultimi 2 mesi del 2006, infatti, assisteremo a una crescita del 44% rispetto allo scorso anno per un volume totale di 877 milioni di euro. Merito anche del propizio periodo natalizio, ma non solo. L’e-commerce nel 2006 ha mosso una cifra stimata intorno ai 4 miliardi di euro, a cui fa eco la diminuzione dello ‘scontrino medio’, «segno di una confidenza sempre maggiore con questo tipo di acquisti».
Si tratta di un ottimo inizio ma il cammino per colmare il gap che separa l’Italia dagli altri Paesi industrializzati è ancora lungo e ha dinanzi a sé numerosi ostacoli, come la paura di effettuare transazioni online e la scarsa propensione ad acquistare beni fisici (abbigliamento, informatica, prodotti per la casa) senza prima aver ‘toccato con mano’ la merce. Se il primo fattore sembra affievolirsi grazie alla diffusione di sistemi di pagamento sicuri (come PayPal), per superare il secondo ci sarà bisogno di un vero e proprio cambiamento di atteggiamento da parte dei consumatori italiani. E in questo le imprese possono giocare un ruolo fondamentale se si adoperano per presentarsi al consumatore con siti user-friendly e procedure d’acquisto sicure e trasparenti.