In un momento in cui si discute tanto delle opportunità offerte dal Web, soprattutto in ambito business, la Commissione europea svela a sorpresa l’irregolarità di oltre la metà dei siti di e-commerce che vendono prodotti elettronici.
L’indagine, i cui risultati sono stati anticipati dal New York Times, aveva lo scopo di valutare la tutela del consumatore da parte di 369 portali (17 in Italia) di vendita online di 26 Paesi Ue più Islanda e Norvegia.
Il 55% di questi ovvero 203 siti nei Paesi Ue e 6 in Italia, è risultato essere fuori legge.
In particolare 2 siti su 3 non forniscono informazioni obbligatorie sui diritti dei consumatori, come il diritto di chi acquista di restituire il prodotto in caso di problemi, anche senza fornire motivazioni. Una tutela necessaria per chi compra su internet, non potendo valutare direttamente il bene che sceglie di comprare.
Numerosi anche i siti che non informano sulla possibilità di effettuare riparazioni in garanzia in caso di un guasto entro due anni dall’acquisto.
Nel 45% dei casi, inoltre, vengono fornite informazioni ingannevoli o incomplete sui costi totali. Spesso vengono applicati dei costi extra senza darne indicazione al cliente al momento dell’acquisto.
Nel 33% dei siti mancano invece informazioni chiare ed evidenti sui contatti diretti dell’azienda fornitrice del prodotto, così che è impossibile reclamare in caso di insoddisfazione.
«I prodotti elettronici sono quelli maggiormente acquistati su internet; riceviamo moltissimi reclami da parte dei cittadini, uno su tre sugli acquisti effettuati su internet riguarda prodotti elettronici» ha dichiarato la commissaria ai Consumatori Maglena Kuneva, la quale ha definito i risultati dell’indagine “molto deludenti”.
Carenze gravi, soprattutto considerando che, secondo i dati diffusi dalla Commissione, almeno un terzo della popolazione Europea (150 milioni) ha già effettuato acquisti via Web. Un mercato che solo nel 2007 ha fruttato 6.8 milioni di euro. E’ quindi importante che i clienti possano fidarsi dei siti dai quali effettuano gli acquisti e per questo è necessaria maggiore regolarità e trasparenza.
Proprio su questi aspetti che l’UE intende porre l’accento, facendo pressione sui principali player perchè si facciano tutto secondo le regole, così come avviene nel commercio tradizionale. La Commissaria Kuneva ha infine sollecitato ogni Stato a pubblicare l’elenco dei siti irregolari, collaborando con la Commissione e seguendo l’esempio di Islanda, Norvegia e Lettonia.