L’ePrivacy minaccia il Web Advertising

di Noemi Ricci

Pubblicato 27 Ottobre 2017
Aggiornato 19 Gennaio 2018 13:00

Il nuovo regolamento UE sulla Privacy impatta sugli attuali equilibri del Web, con potenziali rischi per advertising e accesso a contenuti di qualità gratuiti.

Nell’ambito di SMAU Milano, IAB Italia (in collaborazione con lo Studio Legale DGRS e la partecipazione di ContactLab) ha fornito informazioni e chiarimenti sul nuovo regolamento GDPR – che entrerà in vigore dal 25 maggio 2018 – e sugli sviluppi della proposta di regolamento e-privacy.

In particolare, secondo l’Associazione, la proposta del Parlamento Europeo  rischierebbe di danneggiare pesantemente i media, mettendoli in grave difficoltà e rischiando di compromettere gravemente l’esperienza di navigazione di tutti gli utenti europei.

=> Privacy UE, le nuove regole Marketing

Ad essere stravolto con la nuova Proposta di Regolamento ePrivacy, così come è attualmente formulata, sarebbe l’attuale sistema di profilazione e marketing online basato sull’analisi dei dati rilevati con l’ausilio di cookies, capaci di tenere traccia delle preferenze e degli interessi degli utenti che ne accettano l’utilizzo.

Se da una parte l’utente che accetta cookies permette alle aziende di tenere traccia delle proprie abitudini online, a beneficio di chi fa pubblicità digitale, dall’altra può contare su contenuti gratuiti di qualità e su offerte pubblicitarie in linea con i propri interessi.

L’advertising è infatti un protagonista imprescindibile del web che a volte infastidisce per la sua presenza capillare ma in realtà è proprio grazie alla pubblicità e alla sua capacità di ripagare i costi di produzione, elaborazione e distribuzione che oggi gli utenti possono contare su contenuti di qualità, su informazioni libere, gratuite e provenienti da fonti plurime.

INFOGRAFICA 1 IAB

La creazione di norme troppo restrittive in merito di e-Privacy – tra cui i recenti emendamenti votati dal Comitato del Parlamento Europeo LIBE (Civil Liberties, Justice e Home Affairs) -rischiano, secondo l’Associazione, di incrinare questo meccanismo:

“Siamo molto preoccupati dall’approccio del Parlamento Europeo sul tema della Privacy, che mina alle basi il modello di business di numerose aziende del mercato digitale e avrà ripercussioni negative sulla diffusione delle informazioni online” ha commentato Daniele Sesini, Direttore Generale di IAB Italia. “Gli eurodeputati che, pur con le migliori intenzioni, pensano di adottare queste misure estreme per proteggere i cittadini, finiranno per ledere un loro diritto fondamentale: la possibilità di accesso libero a diverse fonti di informazioni di qualità. Il diritto alla privacy dei cittadini, infatti, è già tutelati dal regolamento sulla protezione dei dati approvato lo scorso anno e il mercato italiano – grazie alla Cookie Law, che come associazione abbiamo fortemente promosso e sostenuto – è già un esempio virtuoso in merito di tutela dei consumatori”.

=> Cookie Law: istruzioni Privacy

Per queste ragioni IAB Italia e le altre IAB nazionali stanno affiancando IAB Europe e stanno collaborando attivamente anche con altre associazioni per spingere le Istituzioni a riformulare la proposta di regolamento e-privacy:

  • è stata lanciata la campagna #likeabadmovie che racconta attraverso 5 video l’impatto negativo dei regolamenti sull’utilizzo del web: http://www.likeabadmovie.eu/;
  • è stata realizzata la ricerca “GFK Europe online: an experience driven by advertising” secondo la quale:
    • la maggioranza dei consumatori (80%) sostiene la pubblicità online, preferendo i siti di informazione gratuiti, supportati da annunci rispetto a quelli a pagamento;
    • il 68% non paga mai per accedere ai contenuti o utilizzare l’email;
    • il 92% non navigherebbe più sul proprio sito preferito se diventasse a pagamento;
    • il 70% dei cittadini che abbandonerebbe Internet come fonte di informazioni se si trovassero a dover pagare l’accesso alle news online. La crescita della pubblicità online rallenterebbe di oltre il 50%, a danno soprattutto dei piccoli editori indipendenti, che, si prevede, accuseranno il taglio dei ricavi pubblicitari cinque volte di più dei “big” del Web.

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