Era diventata una vera e propria mania: pubblicizzare un’azienda o un prodotto con spot misteriosi o allusivi, che non citassero direttamente l’oggetto, e giocare sul passaparola fra i consumatori per creare aspettative.
È il cosiddetto viral marketing, nuova tattica pubblicitaria. Ma – secondo una ricerca di JupiterResearch – non funziona. In base allo studio, infatti, solo il 15% delle campagne di viral marketing condotte lo scorso anno avrebbe portato a risultati efficaci sul pubblico dei consumatori.
Causa di tutto questo sarebbe l’eccessivo numero di pubblicità, specie on-line, che hanno spinto sempre più navigatori a fornirsi di programmi per bloccare gli ads e le finestre pop-up. Una crescita che fra il 2005 e il 2006 ha toccato una quota del 90%. E le campagne di viral marketing, che ruotano per il 40% su internet, ne hanno risentito.
Per questo motivo la fiducia nei confronti di questo genere di campagne è calato: secondo l’analisi, infatti, il 55% dei pubblicitari avrebbe già intenzione di ridurre i propri sforzi in questo campo. La soluzione secondo JupiterResearch? Limitarsi: «regolare la diffusione di messaggi virali è fondamentale per mantenere tassi di risposta ragionevoli, oltre che per assicurarsi che gli utenti non abbandonino siti divenuti troppo commerciali».