In passato realtà virtuale era sinonimo di videogame, oggi fa invece pensare a soluzioni business 4.0, dall’assistenza in remoto al marketing esperenziale. Dal 2014 al 2018, l’utilizzo dei visori è passato da 200mila a 17 milioni, grazie alle molteplici applicazioni di mercato.
Recenti studi rivelano come l’80% di chi fa uso di un visore 3D tenda a condividere la propria esperienza attraverso i social e che oltre il 60% dei consumatori si mostra interessato ad esperienze di acquisto attraverso l’utilizzo di visori. Il 50% si dichiara più propenso ad effettuare acquisti presso aziende che utilizzano la realtà virtuale.
La realtà virtuale permette di sperimentare prima di acquistare. Il classico esempio è quello delle “demo” legate a soluzioni di arredo ma si estende anche al settore fashion e food.
La tecnologia è finalizzata ad incrementare l’engagement da un lato, il proximity marketing dall’altro. L’effetto sorpresa e il coinvolgimento a 360° creano alte aspettative, siamo dunque lontani dal considerare la realtà virtuale un normale metodo di valutazione.
A maggior ragione le aziende devono dunque cogliere questa opportunità.
=> Realtà virtuale a portata di smartphone
I costi non sono così alti come si può pensare: grazie all’accessibilità degli smartphone, si possono facilmente realizzare video a 360 gradi, utilizzando visori di base come il Google Cardboard.
L’importante è non basare tutto sull’effetto sorpresa ma strutturare i contenuti in modo che siano accattivanti o utili, insomma, coinvolgenti anche nella sostanza.