Il settore del Commercio del nostro Paese ha appena archiviato il periodo natalizio con giudizi, se non proprio ottimisti, almeno non allarmanti.
I dati sulla crisi economica, nel mese di dicembre lasciavano ipotizzare che il crollo dei consumi avrebbe segnato l’arrivo della recessione.
E invece, il crollo non c’è stato, tanto è che la Confcommercio ha dichiarato in una propria nota che, in sintesi, il peggio non si è verificato e, anche se cautamente, ha evidenziato la profonda debolezza della domanda interna – che risente del primo impatto della crisi e soprattutto delle incertezze future circa la sua evoluzione – e ha confermato come il settore Commercio nel nostro Paese complessivamente stia reggendo il colpo.
Da diverso tempo, in realtà , si sente dire che questa crisi, per quanto ampia, porterà anche effetti benefici, spingendo per reazione le imprese ad innovare e ad adottare nuove strategie e soluzioni per diventare più efficienti e competitive.
Probabilmente le parole magiche continueranno ad essere, ancora una volta, flessibilità innovazione e creatività . In questa direzione è già stata ampiamente “sperimentata” l'esperienza del temporary shop, che ha elaborato con successo la precarietà del punto vendita sino ad esaltarne la capacità di creare eventi in grado di stimolare la promozione e la vendita di singoli prodotti da parte delle aziende.
Inoltre, in controtendenza con l’espansione sin qui raggiunta, potremmo assistere alla nascita di centri commerciali virtuali, come già accade con TheMall.tv dove si naviga all’interno di un centro commerciale virtuale. “Passeggiare” tra i vari negozi è molto semplice e per entrare basta solo un click.
Insomma, nel Commercio le soluzioni convergono sulla dematerializzazione dei luoghi o al loro utilizzo per il tempo strettamente necessario alla presentazione e lancio di determinati prodotti, con benefici sui costi legati all’utilizzo e alla gestione di una struttura fisica (il negozio) e delle risorse ad essi collegate.
C'è probabilmente da chiedersi che ne sarà , o meglio, come si evolverà la necessità di contatto umano, di incontro e di scambio evocati dalle classiche vetrine e che ancora oggi contraddistinguono il commercio tradizionale e se evolverà conseguentemente il consenso dei consumatori.