Dopo l’invenzione 23and Me – per l’analisi domestica del DNA grazie al kit da comprare anche in Rete – che ha “ispirato” l’interessante iniziativa di “braintorming diffuso” 23eNoi, nata per discutere di implicazioni e ripercussioni di questa nuova tecnologia praticamente nelle mani di chiunque (23eNoi ha anche un gruppo su Facebook per tenersi aggiornati), torniamo a parlare di tecnologia e salute.
E delle molteplici ripercussioni di questo binomio.
Come ormai tutti sappiamo, Google ha trovato il modo di prevedere l'”andamento geografico” dell’influenza, almeno negli Stati Uniti d’America. Il servizio Google Flu Trends, infatti, permette di conoscere anticipatamente l’arrivo del virus in determinate zone degli States.
Come? Il sistema è semplice e si basa su qualcosa che già esiste. Praticamente tramite il motore di ricerca di Google si riescono a monitorare le parole chiave inserite dagli utenti.
L’assunto è che gli utenti internet ammalati, colpiti dai primi sintomi influenzali, invece di chiedere al medico di base una possibile cura o aiuto, vadano prima sul motore di ricerca e inseriscano parole chiave quali ad esempio influenza, raffreddore,febbre, per riuscire a ottenere un consiglio immediato da altri utenti vittime dello stesso ceppo virale, o da esperti presso siti di interesse sanitario.
Questo “trend” permetterebbe a Google di prevedere l’arrivo di un particolare ceppo influenzale ancor prima degli ospedali! Google ha così suddiviso questi anonimi pazienti per aree geografiche e ha realizzato una mappa dei disagi creati dalla malattia. Il tutto, apparentemente senza violare la privacy di nessuno.
Si tratta di un utilizzo della tecnologia a scopo sanitario che si colloca lungo un confine sottile rispetto ai tradizionali temi della telemedicina e dei servizi sanitari online, che stanno pian piano rimpiazzando il primo consulto con il medico di base.
Gli aiuti offerti valgono solo per piccoli problemi di salute, e resta chiaro che non potranno mai essere sufficienti quando c’è bisogno di un parere medico definito e chiaro, frutto di una visita personalizzata “dal vivo”.
Il rischio è di cadere nella tentazione di minimizzare la necessità di ricorrere al medico reale, piuttosto che a quello virtuale, e di passare al “fai-da-te” nella diagnosi e soprattutto nella scelta dei medicinali con cui curarsi.
Di fatto, con l’arrivo del Web 2.0 le potenzialità di Internet e della cooperazione fra utenti si sono moltiplicate, con indubbi benefici. Ma l’importante è non lasciarsi “prendere nella Rete”.
Oggi il Web offre mille soluzioni facili per informarsi: è anche questo lo scopo del WWW, ossia portare a tutti la conoscenza su tutto.
Anche in tema si salute. E non stiamo parlando solo di Google Flu Trends o di siti Healthmap ma anche di altri portali di servizio come Healthvault di Microsoft, che permette ai pazienti di archiviare informazioni sanitarie accessibili a medici e familiari oltre che ad altri pazienti.
Questi sono tutti utili esempi di eHealth 2.0. Un business per le imprese che vi investono e un servizio di forte appeal per i consumatori: per questo motivo molte aziende si stanno già attrezzando per offrire più o meno gli stessi servizi ma a pagamento, migliorando la possibilità di interfacciarsi virtualmente con gruppi di pazienti/medici o con un singolo medico “messo a propria disposizione”, e con altre innovative soluzioni.
Come sempre, l’importante è applicare la tecnologia alla sfera “Salute e Sanità “, ma sempre con professionalità , rispetto della privacy e soprattutto una forte attenzione alle possibili ripercussioni sul modo di pensare e agire degli utenti finali.