…Quel giorno anziché digitare in una casella di testo parleremo ad un monitor (ma forse li avremo già sostituiti con qualcos’altro), che a sua volta ci risponderà come se fosse il nostro consigliere personale. E’ ricerca web semantica.
Avete presente quel che vediamo nei film di fantascienza da anni? L’uomo che entra nella casa del futuro e parla al computer che controlla tutto e questo gli risponde addirittura con una voce femminile e suadente? Ebbene, sulla tecnologia che ci avvicina alla semantica, Google ci sta già lavorando da un pezzo (se fate qualche ricerca troverete addirittura dei video su YouTube) e Microsoft ci sta puntando (con l’acquisto di Powerset). Ma a che cosa servirà avere un web crawler semantico?
Innanzitutto chiariamo il significato dei termini con un esempio pratico: anziché inserire nella casella di ricerca del motore una serie di parole, si potrà approcciare la ricerca in modo “più umano” e meno informatico/logico.
Domanda: “Quali agenzie di web advertising ci sono a Milano?”.
Risposta del motore: “Eccoti le prime 20 agenzie che emergono dalla ricerca, ce ne sono però altre 250. Cosa vuoi fare?”
Qualcosa del genere. Se poi voleste indagare veramente che cos’è la semantica fatevi un giro su wikipedia.
L’obiettivo? Il rapporto con il mezzo tecnologico si umanizza, in qualche modo. Inevitabilmente si verrà ad instaurare anche una sorta di rapporto fiduciario con lo strumento.
E’ vero, suona un po’ Asimov e anche un po’ inquietante, ma lo scopo è quello di rendere più naturali le ricerche visto che oggi le aziende sono legate a doppio nodo alla tecnologia. Il sistema dovrà quindi essere in grado di capire ciò che intendiamo e vogliamo, per poterci indirizzare verso le soluzioni migliori.
Continuiamo a guardarla in prospettiva: se i motori di ricerca avranno una tecnologia più umanizzata, su quali scale di valori verranno proposti i risultati delle ricerche?
Difficile a dirsi oggi, ma se continuassimo a ragionare in termini “semantici” potremmo ipotizzare che esisterà una sorta di sistema referenziale o addirittura dei valori per distinguere i migliori posizionamenti da quelli peggiori.
Osservate bene: sta già accadendo, piano piano.
Adesso si chiama Web 2.0: quando un utente della Rete, nel suo piccolo, esprime una valutazione sul post di un blog, su un articolo di un portale sta contribuendo alla creazione di una classifica di merito. Questo meccanismo entrerà sempre più frequentemente ed in profondità nelle applicazioni web di ogni genere e sorta.
E se queste valutazioni incominciassero ad essere indicizzate? Credete che non arrivi presto un “protocollo di rating” che si possa condividere in modo universale?
Le aziende meglio recensite dagli utenti e i prodotti con un ranking più alto verranno posizionati in modo più alto.
Troppo avveniristico? Non ne sarei così sicuro. Siamo su quella strada.
Fino a poco tempo fa (un paio d’anni) non si pensava nemmeno ai social network. E ora se un’azienda non ha un blog è quasi strano.
La morale? Bisogna incominciare a lavorare per guadagnarsi più stelline possibile. E l’unico modo per farlo è di assicurarsi un dialogo fidelizzante e continuo tanto con l’interno delle nostre aziende quanto con l’esterno.