Fra i tanti strumenti di advertising disponibili per i marketing manager 2.0 è l'era dell’advertainment, un nuovo approccio della pubblicità per avvicinare i consumatori/utenti. Il fenomeno è nato negli Stati Uniti secondo la formula: advertising + entertainment e fa partecipe il destinatario dei messaggi puntando su formule e canali innovativi.
Ma in cosa consiste l'advertainment? Si tratta di un video amatoriale posizionato su YouTube con un titolo accattivante per catturare l'internauta di turno. L'utente, incuriosito, apre il video, lo guarda e solo alla fine del filmato capisce che si tratta della pubblicità di un'azienda.
Un esempio: se cerchiamo “Bevi responsabilmente” su Google, uno dei primi risultati è un video dove si vede un ragazzo evidentemente ubriaco e alla fine si scopre che è la pubblicità di una birra. Un approccio un po' “sporco” e “scorretto” si direbbe, ma in realtà un modo creativo di fare pubblicità come ha recentemente spiegato Raffaele Jacovelli, amministratore delegato di Akkalab e guru italiano dei nuovi media:
I destinatari dei messaggi sono smaliziati, e servono approcci e formule diverse, capaci di giocare sull'emozione, la paura, il nonsense, la verosimiglianza. E di innescare il passaparola.
Il marchio si propaga e si rafforza tramite i video scambiati via mail o mms. “Le varianti sono tante, l'importante è una giusta pianificazione”.
Per formare professionisti del marketing 2.0, esiste un master che Akkalab ha realizzato con Z&LIG, agenzia di comunicazione dove i pubblicitari lavorano con protagonisti e autori del programma.
Ogni lezione è introdotta da una clip con il comico Alessandro Betti che spiega gli esempi di advertainment, e a novembre sarà realizzato in rete il business case del master, il lancio di una marca di biscotti.
Oggi gli strumenti a disposizione dei marketing manager sono davvero tanti ed utili per raggiungere gli obiettivi di ogni singola campagna, grazie anche alla creatività e all'intelligenza dei loro realizzatori.
Quel che mi chiedo e se questi approcci dureranno nel tempo o sono una moda passeggera nel mondo del marketing. Ma non dimentichiamoci mai del buon vecchio Kotler!