Il marketing (nell’era del web) 2.0

di Riccardo Simone

Pubblicato 7 Marzo 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 19:33

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Non amo particolarmente il pervasivo suffisso “2.0”, che si accoda a qualunque termine entri in contatto con Internet in questi tempi: e-learning 2.0, office 2.0, business 2.0.

Ha tutta l’aria dell’orrenda particella “nu” anteposta a svariati generi musicali (jazz, soul, metal) e sembra voler rimarcare una differenza che non sempre è così netta.

Il Web 2.0 rappresenta senza dubbio una realtà  ormai ben consolidata, e forse anche l’Enterprise 2.0 – anche se non ancora in Italia – si sta radicando nel lessico di “addetti ai lavori” e non. Ma parlare di Marketing 2.0, soprattutto a livello di B2C sembra fuorviante.

Sicuramente è mutato il rapporto con il cliente, perché i clienti stessi sono cambiati. In questo processo un ruolo centrale lo ha avuto proprio Internet, che ha ampliato le opportunità  per i consumatori di informarsi e di effettuare rapidamente confronti tra i prodotti.

Il Web 2.0 ha aggiunto a questo scenario la dimensione dal basso, cioè la possibilità  per gli utenti di diffondere informazioni di importanza e autorevolezza pari se non superiore a quelle pubblicate dalle imprese e dalle istituzioni in generale.

Questa “dimensione dal basso” ha un parente molto prossimo nel concetto non certo nuovo di “passaparola”. Esiste già  una prospettiva di marketing attraverso cui guardare questo fenomeno per gestirlo al meglio: è il viral marketing.

Ogni utente/consumatore è visto come un veicolo di informazioni: la sfida per un’azienda sta nel “contagiarlo” fornendo di sé un’immagine positiva che il consumatore può veicolare all’interno della cerchia delle proprie conoscenze.

I blog, i forum, i wiki sono strumenti che permettono di creare un passaparola eccezionale, forse impensabile prima d’ora. E sicuramente per le imprese è più complicato individuare, interpretare e prevedere i comportamenti del proprio target; così come è più complesso valutare i ritorni di una iniziativa di marketing multimediale.

Eppure le soluzioni vengono proprio dal tanto temuto Web 2.0 e hanno gli stessi nomi degli strumenti da cui provengono le minacce di destabilizzazione: blog, forum, wiki. Insomma, la battaglia si combatte pressoché ad armi pari, sapendo che se le idee sono buone e sono ben pianificate e costruite.

Un esempio tra tanti (e giusto solo per intuire il modello di business) è quello del blog Duck Side, creato dalla nota azienda di borse Mandarina Duck, in cui si parla del mondo della moda, di shopping e di design. E delle borse? Sì, qualche volta. Ma poi non è così fondamentale.

Il cliente va “contagiato” con i contenuti, può fidelizzarsi attraverso i feed RSS e scambiando quattro chiacchiere con i suoi colleghi dire in pausa pranzo: “sapete cosa ho letto sul blog di…?”. È il passaparola, baby. E in quei tre puntini sta il successo della campagna.